Avanti miei Prodi

Ci si aspettava una sconfitta del centro destra, ma non di queste proporzioni. Sarebbe un errore, però, dare per scontato il risultato delle prossime politiche. Ora bisogna mettersi a lavorare

Anche se non del tutto inattesa, la sconfitta della destra alle elezioni regionali ha sorpreso per le proporzioni. Consapevole della batosta il commento di Fini. "La sconfitta è chiara…non possiamo fare gli struzzi, come se no fosse successo nulla".

 Stupefacente invece il commento di Berlusconi a Ballarò e Panorama. "Sono sereno. Avevo previsto tutto. So di avere governato bene. In ogni caso al meglio". Impossibile al momento prevedere se nella coalizione di governo avranno il sopravvento le preoccupazioni di Fini e dunque prenderà corpo l'ipotesi di elezioni anticipate, o il disperato "avanti tutta!" del premier con il governo che cerca,  fino al prossimo anno, di rimanere attaccato allo scoglio come una cozza.

In ogni caso, a dare retta alle sue dichiarazioni Berlusconi sembrerebbe convinto che a fargli perdere colpi non sia stata l'attività di governo, ma un semplice difetto di comunicazione sulla medesima. Da qui la decisione fulminea di sostituirsi ai maggiordomi di casa, finora delegati con scarso successo a battibeccare col "nemico", per riprendere i panni del venditore che considera (forse non immotivatamente) la sua specialità. Una mossa azzeccata secondo i suoi più stretti devoti. Ma che, secondo gli analisti più seri si fonda invece su due premesse alquanto arbitrarie. Cioè che il prodotto sia apprezzato e che la sua credibilità verso la clientela sia rimasta intatta. I fatti indurrebbero a pensare il contrario.

Nel 2001 una parte del Paese aveva sperato che Berlusconi fosse in grado di portare una maggiore apertura al mercato ed una logica di efficienza e di competizione nel sistema produttivo. Per questo l'aveva votato. L'aveva votato chiudendo gli occhi su uno scandaloso conflitto di interessi. Ma ha dovuto prendere atto che lo scopo della nuova maggioranza era innanzi tutto quella di varare leggi ad uso dei potenti; di approvare "riforme" come quella del sistema radiotelevisivo, che pregiudicano il pluralismo dell'informazione per avvantaggiare l'azienda del premier; di massacrare la costituzione per mantenere il consenso della Lega. Il tutto condito da una famelica occupazione del potere.

Intendiamoci: anche in passato abbiamo assistito a meste "lottizzazioni". Ma quello che ora  stupisce è l'incredibile ed arrogante scelta di "clientes et parentes"; di parassiti e non di rado sicofanti;  di personale troppo spesso scadente. E' la distribuzione delle poltrone tra "gli amici degli amici". Considerandosi "Unto del Signore", finora Berlusconi ha ritenuto che tutto questo sia senza importanza e che per difendere sé stesso fosse sufficiente  ripetere ogni giorno che tutto va bene. Che bastasse reprimere i media, allinearli nella propria scuderia, omogeneizzarli per assicurarsi il consenso. Le elezioni regionali hanno però dimostrato che tutto questo può alterare la competizione elettorale, ma non basta a deciderne il risultato.

Si è dunque aperta una fase nuova. Romano Prodi ha un anno di tempo (probabilmente meno, se il chiarimento interno alla destra portasse ad un esito diverso da quello atteso da Berlusconi) per consolidare la coesione del centrosinistra; per proporre agli elettori un programma alternativo e convincente; per ridare al paese una speranza di equità i giustizia, di correzione del corso delle cose. L'impegno non è facile. Ma le elezioni del 3 e 4 aprile scorso autorizzano un ragionevole ottimismo. In effetti, il cambiamento non sembra impossibile. Ma proprio per questo, se possiamo permetterci un consiglio a Prodi, lo invitiamo a tenere ben presente un aspetto. In politica non si deve mai dare nulla per scontato perchè c'è sempre una battaglia che risulta decisiva : l'ultima.

Giovedì, 7. Aprile 2005
 

SOCIAL

 

CONTATTI