Astenersi dal voto e lottare per la protezione del lavoro

Il referendum va contro la storia del movimento sindacale che solo con lotte unitarie ha conquistato le attuali tutele
Aderisco all'appello per la non partecipazione al voto referendario sull'art.18, dopo aver pensato e riflettuto sulle vicende storiche che hanno portato il movimento sindacale unitariamente a non adottare mai il metodo referendario in tema di diritti e di tutele per il lavoratori e per il sindacato. Nel gennaio scorso ho scritto una nota storica sulla vicenda che dalla fine degli anni Settanta ha guidato valutazioni e impegni da parte del movimento sindacale per affrontare il problema dell'ambito dei diritti civili e sindacali da assegnare ai lavoratori dipendenti delle piccole imprese. Tale nota è ritrovabile nel sito web della Fondazione "Vera Nocentini" (www.arpnet.it/veranoce) di Torino. La cosiddetta "tutela reale" contro i licenziamenti illegittimi (cioè il reintegro del lavoratore nel posto di lavoro) è stata un rafforzamento della legge sulla giusta causa o giustificato motivo 604/1966, realizzato attraverso l'art.18 della legge 300/1970 con una mediazione sul dimensionamento aziendale. Con la stessa logica si procedette unitariamente negli anni Ottanta promuovendo un disegno di legge di iniziativa popolare (e non il referendum abrogativo dei limiti occupazionali dell'art.18), sia per cogliere la specificità delle piccole imprese e sia per tentare un positivo intreccio fra contrattazione e legge. Ho sperato che questi precedenti storici aiutassero una unità d'azione su questo terreno referendario: ma oggi è del tutto evidente che l'unica unità fra CGIL, CISL e UIL è sul riconoscimento che l'uso referendario è un errore, ma poi ci si divide sull'indicazione di comportamento. Credo che, come si dice nell'appello, occorre suggerire e aiutare l'impegno sul terreno legislativo per la protezione del lavoro in tutte le nuove forme che includono anche le piccole imprese. Nel contempo segnalo che l'astensione può essere utile per il referendum n. 2: non mi pare infatti risolubile il problema degli effetti ambientali abolendo il diritto di passaggio sul suolo privato di reti di servizi pubblici.
Martedì, 3. Giugno 2003
 

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