Appello, il terzo elenco di adesioni

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Ecco il terzo elenco delle adesioni ricevute da EL all'appello per non andare a votare al referendum sull'articolo 18. Chi vuole aderire, può cliccare qui.

Cari amici, sono anch'io della partita: consideratemi tra i promotori dell'appello.
Ottaviano Del Turco
 
Renato Lattes, Torino
 
Giacinto Militello, Roma
 
Giovanna Melandri, deputata dell'Ulivo
 
Alberta De Simone, deputata
 
Condivido le motivazioni, a sostegno dell'astensione, contenute nell'appello "un Referendum sbagliato". Le indicazioni conclusive possono concorrere alla costruzione di un clima più sereno nelle relazioni sindacali e alla individuazione di soluzioni tecniche pertinenti.
Daniela Carlà, dirigente generale del Ministero del Lavoro, componente effettivo collegio INPS
 
Antonio Vicini, senatore dell'Ulivo
 
Paolo Giaretta, senatore dell'Ulivo
 
Natale D'Amico, senatore dell'Ulivo
 
Giorgio Tonini, il cui nome avevamo già pubblicato, ci ha inviato la motivazione della sua adesione all'appello:
Aderisco all'appello per il non voto al referendum sull'articolo 18, un'iniziativa sbagliata, che ha aggravato le divisioni nel campo sindacale, ha enfatizzato le divergenze nel centrosinistra, ha alimentato le diffidenze di molta parte del lavoro autonomo e della piccola impresa nei riguardi della sinistra; ed ha fatto tutto questo - si badi bene - senza riuscire a dimostrare di poter in alcun modo migliorare la condizione concreta dei lavoratori. In questa situazione, votare "sì" sarebbe un grave errore, ma anche votare "no" sarebbe come riconoscere che tutto vada bene così nella legislazione in materia di tutela del lavoro, la qual cosa - evidentemente - non è. E allora, bisogna ammettere che "non ci possono essere risposte giuste quando sono sbagliate le domande". E bisogna rifiutarsi - con garbata fermezza, come Costituzione consente - di rispondere, dicendo sciocchezze, a domande sbagliate. Giorgio Tonini, senatore dell'Ulivo
 
Bruno Manghi, sociologo
 
Carlo Stelluti, presidenza Acli di Milano
 
Carlo Briganti
 
Antonio Rusconi, deputato dell'Ulivo
 
Aderisco molto volentieri e con piena convinzione all’appello. Penso anch’io infatti, che l’iniziativa di promuovere il referendum sull’art. 18 sia sbagliata ed inutile. Sbagliata, perché non si risolvono problemi complessi con le scorciatoie di un semplice pronunciamento per il sì o per il no. Ci sono nel mondo del lavoro in Italia lavoratori pienamente tutelati e lavoratori che non lo sono per niente, ed altri ancora che dispongono di tutele parziali, incerte o appena adombrate. Questa differenziazione richiede soluzioni e strumenti adeguati, in grado di garantire a tutti estensione e modulazione dei diritti. Per questo serve una nuova legge, anche frutto del più esteso coinvolgimento delle parti sociali. L’iniziativa referendaria è però anche inutile, perché nel caso di un suo successo, con la prevalenza dei sì, non si risolverebbe alcun problema per i lavoratori senza diritti, in gran parte giovani e donne, e la normativa emendata risulterebbe in larghissima misura inapplicabile, perché equiparerebbe insensatamente le piccole imprese alle grandi. L’allargamento dei diritti sarebbe realizzato solo formalmente, si metterebbero le piccole imprese in grande difficoltà e si agevolerebbero lavoro nero e ulteriori forme di precarizzazione dei rapporti di lavoro. D’altra parte, la vittoria del no verrebbe “incassata” dalla destra e rappresenterebbe un formidabile incoraggiamento al Governo per proseguire sulla via delle riduzioni delle tutele e delle garanzie. La strada da prendere dunque è quella di opporsi al referendum, così come ci propone il vostro appello, attraverso una scelta attiva e consapevole di non partecipazione al voto, unitamente ad una forte iniziativa politica per illustrare le proposte di legge dell’Ulivo, già depositate in Parlamento, in materia di riforma degli ammortizzatori sociali, di nuovo sistema dei diritti e delle tutele per tutti, di misure a favore delle imprese minori. Questo referendum, infine, ha già prodotto serie divisioni nel sindacato, nel mondo del lavoro, nel centrosinistra e in quell’ampio fronte di lotta che si è opposto, nella primavera dello scorso anno, alla volontà del governo di abolire l’articolo 18. Da questo punto di vista, il “non voto” e, quindi, l’impegno attivo per evitare il raggiungimento del quorum, mi sembra il modo migliore per contenere i danni e per evitare che il referendum produca anche gli altri effetti controproducenti auspicati dai promotori. Per queste ragioni ho ritenuto utile informare della vostra iniziativa tutti i deputati del centrosinistra, facendo conoscere il testo dell’appello ed invitandoli, nel caso lo condividano, ad inviare la propria adesione.
Mimmo Lucà, deputato dell'Ulivo
 
Antonio Bandini, Ds Fusignano (RA)
 
Ruggero Ruggeri, deputato
 
Aderisco convinto all' appello per l'astensione sul referendum art.18.
Giulio Cometto, r.s.u., metalmeccanico
 
Marcella Lucidi, deputata
 
Aderisco al vostro appello. Credo che i partiti promotori del referendum seppur in buona fede al momento della raccolta delle firme (era una risposta “alta” al tentativo di attacco portato avanti dal governo di centro-destra) utilizzino oggi questo referendum come una sorta di verifica di potere, su chi è più forte all’interno della sinistra , su chi è più rappresentativo, o meglio ancora per ridefinire gli equilibri all’interno dei partiti di sinistra su un terreno che non è quello dei partiti, ma sindacale. In altri tempi si sarebbe rivendicata l’autonomia sindacale e ricordato il fondamentale ruolo di contrattazione del sindacato, contrattazione che vuol dire anche partecipazione di chi si rappresenta. Mi pare che i partiti della sinistra sbandano fra mettere il cappelino alle istanze dei movimenti anti-globalizzazione, dopo averli snobbati e criminalizzati a Genova, e le istanze dei lavoratori, garantiti ( o si diceva dipendenti?) e precari (ma chi sono stati i partiti che hanno votato le leggi che legalizzano il lavoro interinale, i co-co-co, ecc.?). I problemi dei lavoratori non garantiti, i precari, o meno garantiti, quelli delle piccole aziende, non si risolverebbero certo con l’estensione dell’art.18, dai cui effetti sarebbero comunque escluso tutto l’universo di giovani e meno giovani che a causa del loro “contratto di lavoro” non riescono a organizzarsi un loro vita. Anche le pubbliche amministrazioni, già con i precedenti governi di centro-sinistra (sic!), utilizzano a man bassa queste possibilità. Nessuno ha mai pensato di monitorare quanti lavoratori atipici lavorano nella PA e qual è il rapporto percentuale fra lavoratori dipendenti e atipici nelle stesse? E qui casca l’asino ... il ruolo del sindacato sia di categoria che confederale, in merito qual è? Si fa finta che questi lavoratori nei posti di lavoro non esistano!!! Certo i sindacati hanno istituito appositi servizi per i precari, ma nei contratti di categoria non esistono, non esiste neanche la possibilità per questi lavoratori di avere una sorta di riconoscimento del servizio prestato come titolo per i concorsi. Eppure l’ANCI ha previsto questa possibilità per coloro che effettueranno nel futuro servizio civile presso le amministrazioni locali.
Pinuccia Sabatino, Parona (PV)
 
Mi associo all'appello a non votare.
Silvia Savorelli
 
Intendo aderire alle motivazioni a voi addotte per argomentare la scelta della non partecipazione al voto sul quesito referendario relativo all'art. 18 dello Statuto dei lavoratori. Tale adesione è da considerarsi come contributo al dibattito e alle scelte che la CISL assumerà nel suo insieme nei prossimi giorni.
Maria Grazia Fabrizio, segretario generale CISL Milano
 
Christian Gambarelli, segretario generale Fistel-Cisl Como
 
Luigi Giacco, deputato
 
Pierluigi Mantini, deputato
 
Stefano Dominese, Ds, Consigliere di Circoscrizione Torino
 
Pasquale Nappa, sindacalista Cgil
 
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Mercoledì, 14. Maggio 2003
 

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