Alitalia, la situazione è grave ma non seria

La fantomatica cordata italiana in cui Berlusconi ha affermato e poi smentito di voler coinvolgere anche i suoi figli dovrebbe pagare la compagnia più di AirFrance (dato che quella viene definita "una svendita"), restare a Malpensa che provoca perdite enormi, evitare tagli dolorosi: è possibile risanare a queste condizioni? A meno che non siano previste compensazioni di altro tipo per i "coraggiosi" partecipanti...

Si deve prendere sul serio Berlusconi quando preannuncia “cure omeopatiche” per Alitalia?. Si può prendere sul serio uno che alle giovani precarie dice di darsi da fare e cercare di sposare uno dei suoi figli, essendo questa la sola possibilità di risolvere un problema, altrimenti irrisolvibile?  Si può prendere sul serio uno che minimizza il problema degli esuberi di Alitalia e Malpensa assicurando che, se del caso, sono pronti a”scendere in campo” i suoi figli?

 

Domande simili in altri paesi occidentali sarebbero assolutamente prive di senso. E se a qualcuno venisse in mente di formularle, sarebbe guardato con sospetto. Perchè giudicato un po’ fuori di testa. Da noi però le cose vanno diversamente. Siamo infatti un paese singolare. Non a caso, secondo la vulgata della retorica patria saremmo un paese di eroi, di santi, di poeti, di navigatori… Purtroppo però, secondo la storia, siamo  anche un paese di creduloni e di cialtroni. Per convincersene basta rivedere un documentario sul ventennio fascista. L’oratoria, la gestualità, la mimica, di Mussolini sembrano tutti ingredienti di una rappresentazione comica. Mussolini vi appare infatti come un mediocre imitatore di Petrolini. Eppure, per oltre vent’anni, molti italiani non hanno lesinato ammirazione, esaltazione, ardore, fervore fino al fanatismo, per quell’imitatore. Insomma, non possiamo fare finta di credere che Ciarrapico sia stato l’unico fascista.

 

Naturalmente oggi i tempi sono cambiati. Mussolini poteva contare su un buon numero di fedeli, di devoti, di bigotti, delle dottrine autoritarie. Cioè persone che sinceramente consideravano la democrazia un male. In buona parte oggi le cose sono diverse. Certo, bisognerebbe tenere sempre presente che la democrazia non è mai una conquista che si fa una volta per tutte. Tuttavia è evidente che, rispetto al passato, le dinamiche politiche culturali sono influenzate da altri fattori. Per irregimentare il consenso non è più necessario il manganello. Per abbindolare molta gente è infatti sufficiente che la propaganda sia ben fatta ed il budget abbastanza alto. Ed in proposito si deve riconoscere che, “nel campo”, Berlusconi è “qualcuno”. Il che aiuta anche a capire perché è ancora lì. Ma soprattutto perché ci si occupa delle sue sortite.

 

Non meraviglia quindi più di tanto vederlo (avvolto nel tricolore ed intento a dispensare tranquillanti per lenire la frustrazione leghista) promettere una cordata di imprenditori per mantenere Alitalia in mani italiane e scongiurare così la “svendita” ad Air France. Proposito lodevole. Oltre tutto patriottico! Sicuramente però non sufficiente a far dimenticare lo stato comatoso in cui è stata ridotta l’Alitalia nei cinque anni del suo governo. Con  l’impennata delle perdite, la dissipazione del capitale sociale, una girandola di dirigenti incapaci, o perlomeno inadeguati. Compreso il leghista Bonomi, che dopo aver dato il suo contributo (come presidente dell’Alitalia) a mettere nei guai la compagnia, ora rivendica un risarcimento danni per Malpensa, di cui nel frattempo è diventato presidente.

 

Ma prescindiamo pure dalle responsabilità pregresse; ci sarà tempo e modo per tornare a parlarne. Ciò che ora preme è riuscire innanzi tutto a capire se la sortita di Berlusconi ha alle spalle un progetto concreto, oppure se si tratta di una semplice trovata elettorale. Come alcuni sostengono. A cominciare da Casini, che la considera un bluff per cercare di portare a casa qualche voto. Sul punto nei media la discussione è aperta. Tuttavia, per come si stanno svolgendo le cose, tutto induce a pensare che l’ipotesi giusta sia la seconda. Ma anche ammesso e non concesso che le cose stiano diversamente, non si dovrebbe sottovalutare l’abnorme profilo morale e politico dell’operazione. Cioè non si può non chiedersi come sia possibile che un candidato e (stando ai sondaggi  persino probabile futuro premier) possa farsi promotore di una cordata di salvataggio. Tanto più che, per sua stessa ammissione, la cordata potrebbe addirittura coinvolgere interessi personali o familiari.

 

Non occorre essere esperti di funzionamento dei sistemi politici per capire che una cosa del genere sarebbe inimmaginabile in qualunque altro paese democratico. E se questo non bastasse, c’è un ulteriore aspetto che non andrebbe sottovalutato. Per la cordata si pensa di reclutare esclusivamente  “buoni samaritani”, o la “chiamata alle armi” dei “cavalieri bianchi” sarà incentivata con transazioni, compensazioni, contropartite, tali da incoraggiare i “capitani coraggiosi” finora assolutamente latitanti ad impegnarsi nel salvataggio di una azienda disastrata?

 

Con sdegnata enfasi patriottica, Berlusconi ed i suoi corifei respingono l’insinuazione e giurano che il vero premio in palio è soltanto quello di dimostrare che anche gli italiani sono capaci di risanare una azienda e di farla tornare a produrre valore. A loro conforto fanno notare che lo stesso capo di Air France ha previsto la possibilità di riportare  Alitalia in pareggio già nel 2009. Perché mai, si chiedono quindi, non dovrebbero riuscirci gli italiani? Già, perché? Per la verità una qualche spiegazione ci sarebbe. Intanto perchè Spinetta ha certamente dimostrato di essere un eccellente manager del trasporto aereo. Mentre la maggior parte di quelli che hanno portato al disastro Alitalia erano stati scelti dall’elenco dei “clientes  et parentes”. Ma, in ogni caso, un bravo manager non è  Mandrake. Quindi non fa prodigi. Giusto perciò chiedersi: perché mai quello che può riuscire a lui non dovrebbe risultare possibile pure a qualche italiano? La spiegazione c’è e risulta persino banale.

 

E’ chiaro infatti che Spinetta non è Mandrake. Ma è ancora più chiaro che non è un benefattore. Chi vuole avere conferma dovrebbe dare un’occhiata al suo piano industriale per Alitalia. E scoprirà facilmente che il piano poggia su due cardini: pagare Alitalia il meno possibile e ristrutturarla molto. Inclusi quindi dolorosi ridimensionamenti. La cura non esclude perciò “lacrime e sangue”, come si sarebbe detto una volta. Considerato invece che la cordata alternativa intende: pagare di più Alitalia (visto che tra i suoi obiettivi c’è appunto quello di impedirne la “svendita”);  mantenere i piedi in due staffe (Fiumicino e Malpensa) sostenendo il pedaggio di una perdita giornaliera di oltre un milione di euro; lasciare che il settore Cargo continui a macinare perdite annue pari ad un terzo del suo fatturato; è piuttosto evidente che in questo caso i conti non possano tornare. A meno che non  entrino in gioco altri fattori. Come: compensazioni, scambi, transazioni occulte, che potrebbero rendere conveniente ciò che invece sulla carta e alla luce del sole non lo è affatto.

 

Non mancano quindi buone ragioni per far pensare che l’esibito sciovinismo di Berlusconi mascheri altro. Incluso un possibile calcolo elettorale. Anche se, per la verità, gli unici calcoli elettorali buoni  sono quelli che si fanno il giorno dopo le elezioni. In ogni caso il dubbio resta. Perché mai infatti la composizione della ipotetica cordata non può essere disvelata prima del 13 e 14 aprile? Perchè prima bisogna vedere bene i conti Alitalia, sostengono Berlusconi ed i suoi addetti al coro. Si dimenticano però di aggiungere che l’analisi dettagliata dei conti è necessaria per formulare una “proposta vincolante di acquisto”. Ma non è assolutamente  essenziale per una “manifestazione di interesse”.

 

Tuttavia, perché anche una “manifestazione di interesse” possa davvero essere considerata tale, occorre rispettare almeno due condizioni. La prima è che i soggetti interessati escano allo scoperto; la seconda è che indichino la quantità di risorse che sono “direttamente” in grado di mobilitare. Direttamente, perché se i soldi necessari all’acquisto, alla ricapitalizzazione, agli investimenti, vengono presi a prestito da una o più banche, si trasformano immediatamente in debiti in capo all’azienda, esponendola così ad un rischio di una morte per asfissia. Che era esattamente il tallone d’Achille della proposta targata Air One.

 

Ora, il progetto Air France (che pure si chiede giustamente di correggere e migliorare) mette inizialmente in campo due miliardi e mezzo di euro. Non è perciò una curiosità frivola capire quante risorse in più sia in grado di mettere sul piatto la fantomatica cordata berlusconiana. Tanto più tenuto conto che essa si propone sia di impedire la “svendita”, che di diminuire i costi sociali della ristrutturazione. Però, a questi interrogativi Berlusconi si è finora ben guardato di fornire una qualche risposta. Confermando così il sospetto di quanti ritengono che, per ora almeno, egli non abbia altro obiettivo che quello di guadagnare tempo e scavalcare le elezioni. Anche solo in omaggio alla dottrina del rinvio, che è sempre stata un cardine della sua visione politica, costantemente ispirata alla regola che quello che succederà dopo è meno importante di quello che potrebbe accadere prima.

 

Un’ultima osservazione a proposito di tempo. Dalle cronache risulta che se ne discute anche tra i membri del governo. Al riguardo il  ministro Bianchi sostiene che la “prognosi resta riservata”, ma che il paziente Alitalia non è in immediato pericolo di vita. Mentre Il ministro Padoa Schioppa ritiene, al contrario, che siano ormai compromesse tutte le sue funzioni vitali ed il “trapasso” potrebbe avvenire da un momento all’altro. La disputa appare irreale e riporta al dialogo tra la Fata ed i medici riuniti intorno al letto di Pinocchio. Come tutti ricordano, quando la Fata chiede ai medici: “Vorrei sapere da lor signori se questo disgraziato burattino sia morto o vivo!...” si fa subito avanti il Corvo che, dopo avere tastato il polso, il naso ed il dito mignolo dei piedi di Pinocchio, sentenzia: “A mio credere il burattino è bell e morto, ma se per disgrazia non fosse morto allora sarebbe indizio che è sempre vivo”. Mi dispiace replica la Civetta “di dover contraddire il Corvo, mio illustre amico e collega. Per me invece il burattino è sempre vivo; ma se per disgrazia non fosse vivo, allora sarebbe segno che è morto davvero!”.

 

Si sarebbe indotti a sorridere, se in ballo non ci fosse il destino di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie. Aspetto che, detto per inciso, dovrebbe consigliare a tutti: maggiore sobrietà, maggiore scrupolo, maggiore serietà.

Mercoledì, 26. Marzo 2008
 

SOCIAL

 

CONTATTI