Alitalia, la cordata per impiccarsi

Piccolo florilegio delle dichiarazioni di Silvio Berlusconi prima e dopo essere diventato presidente del Consiglio. Intanto il tempo passa, i milioni di euro sono rimasti quasi i soli a volare e soluzioni non se ne vedono

Mentre infuriano rinnovate polemiche sul triste caso dell’Alitalia è bene ripercorrere il carosello delle assicurazioni a suo tempo dettate ai cronisti da Silvio Berlusconi. Non sono intercettazioni, sono dichiarazioni ufficiali che hanno occupato le prime pagine dei giornali durante la recente campagna elettorale. Sono la prova lampante di quella che ogni giorno di più rischia di apparire come una deliberata volontà di impedire una via d’uscita alla crisi della cosiddetta “Compagna di bandiera” attraverso la soluzione Air France.  Le possiamo ritrovare ampiamente nei ritagli dei quotidiani di quel periodo. Eccone una breve raccolta:

Aveva cominciato col dire il leader del Partito della Libertà: "Ho fatto appello all'orgoglio degli imprenditori italiani che ritengono, come me, che non possono essere colonizzati perché qui o si fa Alitalia o si muore".

Ed ecco la chiara ammissione della sua responsabilità nell’affossamento dell’ipotesi Air France:

"La risposta ad Air France la darà il prossimo presidente del Consiglio e sarà un chiaro e secco no. Comincio ad operare perché questa operazione possa riuscire e in previsione di avere la responsabilità di governo sono sicuro che arriveremo ad un risultato positivo. Dopo l'annuncio della mia contrarietà, Air France rinuncerà alla partita. Rinuncerà, perché, se sa che il futuro presidente del Consiglio è contrario, farà un passo indietro”.

E’ così che compare (a parole) la famosa “cordata”, composta (prevede) anche da parenti e amici: “Tale operazione sarà sostenuta dall'aiuto di una cordata di banche e di altri imprenditori, tra i quali vi potrebbero essere anche i miei figli. Ho fatto alcune telefonate e ci sono delle persone disponibili”.

I presunti ingaggi toccano anche altri Paesi e altri leader, come l’amico Putin: "Con Putin pensiamo a un tavolo con Aeroflot”.

 I tempi? Saranno rapidissimi. Addirittura dai debiti si passerà agli utili: "Si parte subito e l'azienda potrebbe tornare a fare utili già dopo un anno, un anno e mezzo".

Appena insediato a Palazzo Chigi risolverà ogni cosa: “Dopo una due diligence (indagine sui conti, ndr) che durerà tra le quattro e le cinque settimane, sarà possibile per altri operatori un'offerta impegnativa e farsi carico della questione”.

Mette naturalmente in conto il ricorso agli “esuberi” che tanto avevano preoccupato i sindacati nella trattativa con AirFrance: “Purtroppo bisognerà affrontare una dolorosa riduzione del personale”.  C’è anche un finalino ancor più paradossale. Berlusconi quando incontra Sarkozy come è sua consuetudine smentisce se stesso: “Alitalia avrà convenienza a trovare accordi con compagnie internazionali, in questo caso Air France potrebbe essere una buona soluzione”.

Queste alcune affermazioni pescate nella marea di sortite che hanno contrassegnato la campagna elettorale del Cavaliere. Meraviglia, in tale contesto, il relativo silenzio dell’opposizione. Ora le previste quattro-cinque settimane sono passate e la crisi dell’Alitalia non registra nemmeno un accenno di soluzione. Anzi il prestito ponte di 300 milioni per mantenerla in vita rischia di decadere per iniziativa dell’Unione Europea. Il presidente del Consiglio però non demorde e ridendo e scherzando a Santa Margherita Ligure, domenica 7 giugno, prima del malore che lo ha colpito, eccolo invitare i giovani imprenditori di Confindustria affinché partecipino alla fantomatica “cordata”. Questa  volta la domanda che aveva posto in campagna elettorale “ai primi dieci grandi gruppi italiani” la rivolge in forma capovolta ai giovani: “Chi se la sente di non partecipare?''. Nessuno, sorridendo, alza la mano in segno di rifiuto.   

Il gioco continua. Così come persiste l’agonia dell’Alitalia. Gli ultimi bilanci parlano di 54 milioni di euro persi, da gennaio ad aprile del 2008. Nel 2007 la perdita era stata di 495 milioni. Certo un po’ meno perdite del 2006 quando la perdita era stata di 626 milioni.  Le prospettive sono però pessime. La quota di mercato sulle rotte nazionali ed estere sarebbe scesa in un anno, secondo il Criet (centro ricerca dell’Università di Milano Bicocca), tra il novembre 2007 e l’aprile 2008, dal 24,6 al 18 per cento. L’aumento del prezzo del petrolio poi non fa che accrescere le difficoltà. Ora è stato affidato a Banca Intesa-San Paolo il ruolo di “advisor”, per studiare le condizioni finanziarie dell’azienda e cercare possibili acquirenti. Una scelta che ha fatto discutere per questa specie di doppia parte in commedia: con la banca inquirente e possibile acquirente insieme.

Restano in attesa i sindacati, non pentiti, però, di aver contribuito ad affossare il vecchio piano di Air France, anche se è difficile ipotizzare che potessero accettarlo senza batter ciglio, senza tentare una trattativa. Certo che ora di fronte non hanno nessun altro piano, nessuna trattativa, solo un vuoto disperante.

Abbiamo interpellato, per conto di “Eguaglianza e Libertà”, i responsabili del settore aereonautico (Mauro Rossi della Cgil, Claudio Genovesi della Cisl e Marco Veneziani della Uil).  Non sono stati convocati, non hanno notizie certe.  Accennano solo, per sentito dire, a una possibile fusione a tre tra Alitalia, Air One e Meridiana (la compagnia fondata dall'Aga Khan). Sono però considerazioni e speranze formulate senza avere interlocutori in carne ed ossa. Ma alla domanda se il piano Air France non fosse l’unica via d’uscita, il male minore, spiegano come secondo loro quel piano fosse inaccettabile non tanto per gli esuberi (2700 dentro Alitalia e poi i 4.700 privi di un futuro chiaro), quanto per ragioni strutturali. Come, ad esempio, le scelte sui diritti di traffico internazionale che dovevano essere gestite da Parigi, con conseguenze sulla solidità aziendale. Il fatto è che ora Cgil Cisl e Uil sono costrette a fare i conti solo con voci e illazioni e un piano fantasma.  Col tempo che passa e con l’incubo del fallimento. Qualcuno dovrebbe svelare l’imbroglio.

Venerdì, 13. Giugno 2008
 

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