'No al referendum per una riforma migliore'

Pubblichiamo il testo di un appello con numerosi firmatari che si schiera per il "no" al prossimo referendum costituzionale dando un giudizio pesantemente negativo sulle modifiche approvate dal governo di centro destra, ma propone di riprendere subito dopo un percorso condiviso di modifiche alla Legge fondamentale
1. Ci sentiamo impegnati per il  "No" nel referendum sulla riforma costituzionale e nel contempo riteniamo doveroso precisare le nostre posizioni a favore di una riforma migliore. Non crediamo né giusto, né opportuno, né corretto, che lo schieramento a  favore del No sia indistinto e generico, tale da ingenerare l'idea che il No significhi la fine di un percorso necessario per il Paese. Siamo così convinti di rafforzare lo schieramento per il No ampliandone la base a chi altrimenti si sentirebbe tentato dall'astensione tra due alternative entrambe avvertite come lontane dalla propria posizione di merito e deformanti della realtà.  

Siamo infatti contro questa riforma perché i meccanismi in essa prescelti distorcono o addirittura capovolgono i punti di partenza ispirati ad alcuni validi principi (legittimazione diretta del Primo Ministro, superamento del bicameralismo perfetto, riduzione del numero dei parlamentari, rafforzamento del sistema delle autonomie).
L'obiettivo del rafforzamento del governo è infatti contraddetto in taluni passaggi sino ad indebolirne pesantemente l'azione. Da un lato l'obbiettivo della coerenza delle maggioranze è costruito in maniera tale da rendere i governi prigionieri di esigue minoranze interne alla maggioranza - al punto di spostare in capo ad esse il potere di provocare lo scioglimento anticipato della legislatura -  e dall'altro la composizione e i poteri di veto del cosiddetto Senato federale permangono tali da costituire un pesante ostacolo all'esercizio della funzione di governo e al limpido esercizio della funzione legislativa. La composizione e i poteri di veto dello stesso sono tali  da offuscare e contraddire la scelta, pur importante e apprezzabile, di sottrarre allo stesso (ma con decorrenza dal 2011) il voto di fiducia e taluni poteri di indirizzo politico. Insomma ciò che è tolto con una mano (il potere fiduciario) è restituito surrettiziamente con l'altra (un abnorme potere di veto).

L'obbiettivo della costruzione di un federalismo moderno ed efficiente - tanto conclamato dalla Lega Nord -  è contraddetto dalla previsione di limiti tali da soffocare le autonomie regionali. Le burocrazie centrali e i gruppi di pressione nazionali saranno così resi protagonisti del rapporto Stato-Regioni. Le sovrapposizioni di competenze (talvolta definendo "esclusive" sia le competenze statali sia quelle regionali sulla stessa materia) aumenteranno il contenzioso presso la Corte costituzionale, mentre per di più si moltiplicano oltre misura gli accessi ad essa col rischio di paralisi dell'organo.

La Costituzione repubblicana ne esce in ogni modo stravolta e indebolita. Se non si riuscisse a fermare  questa riforma  con il voto popolare avremmo governi e maggioranze più deboli  ed autonomie regionali meno garantite.
 
2.   Per i suddetti motivi denunciamo il tentativo dei partiti che l'hanno approvata di presentare il testo di  riforma come adeguato al rafforzamento del governo e alla costruzione del federalismo e per questo motivo non condividiamo anche il simmetrico ricorso di alcuni oppositori del testo ad allarmismi esagerati e ingiustificati sui poteri del Primo Ministro e sulla divisione dell'Italia. Per bocciare il testo, basta e avanza criticare ciò che c'è davvero, senza bisogno di aggiungere ulteriori pericoli e c'è bisogno di indicare esplicitamente una prospettiva migliore di riforma.
 
3. Ci impegniamo pertanto a respingere questo confuso progetto sottoposto a referendum, ma affermiamo con pari forza, fin da adesso, che una volta che esso sia stato bocciato, ci sarà ancora bisogno di riforme istituzionali realmente in grado di rinnovare e di far funzionare in modo efficiente ed efficace le nostre istituzioni. E su questo riteniamo necessario che si esprimano chiaramente partiti e movimenti che intendono battersi per il "No".

Una  nuova riforma costituzionale  dovrà  sancire con chiarezza che spetta solo agli elettori scegliere il governo per l'intera legislatura e che a tale scopo vanno riconosciuti al Primo Ministro quei poteri che consentono allo stesso di mantenere coesa la maggioranza, ivi compresa, con adeguati contrappesi, la proposta di ricorso anticipato alle urne, prevista nei principali ordinamenti europei.

Il bipolarismo, e i governi di legislatura che ne conseguono, sono ormai acquisiti nella cultura politica di un gran numero di italiani, siano essi elettori del centrodestra che del centrosinistra, e hanno trovato una clamorosa conferma nella grande partecipazione alle primarie del centrosinistra e nella stessa ampia partecipazione alle elezioni politiche dell'aprile scorso.

Una incisiva riforma costituzionale dovrà altresì eliminare il cosiddetto bicameralismo perfetto voluto dai costituenti, sconosciuto in altre democrazie proprio perché incompatibile con la logica di un  robusto governo parlamentare e che - come in più occasioni denunciato da un vasto schieramento -  ha dimostrato di non funzionare.
 
4. Non pochi limiti del quadro istituzionale rischiano di essere aggravati dalla controriforma elettorale che produce pericolosi effetti di indebolimento del bipolarismo, di rafforzamento di alcune oligarchie partitiche e di conseguente allontanamento degli eletti dagli elettori.

Per questo crediamo, innanzitutto, che si debba da subito, urgentemente, mettere in cantiere il ritorno al collegio uninominale, perfezionato col ricorso ad elezioni primarie, che consente di ritornare ad un rapporto reale degli eletti con gli elettori e a creare maggioranze più solide ed omogenee.

In ogni caso solo agli elettori spetta scegliere il governo nelle elezioni politiche per l'intera legislatura, senza aprire la strada ad inaccettabili forme di trasformismo post-elettorale.
 
5. Nel contempo andrà ben delimitata un'area significativa di decisioni da sottrarre alla secca riproposizione della contrapposizione tra maggioranza e opposizione. Ci riferiamo alle decisioni relative alle regole  elettorali, a quelle relative alle garanzie per l'opposizione, fino a materie come la bioetica, ed altre materie eticamente sensibili, che per loro natura richiedono convergenze capaci di reggere al variare delle alternanze politiche. Le garanzie andranno costruite nel bipolarismo e non dal bipolarismo: cioè devono essere tali da bilanciare razionalmente la forza delle maggioranze tutelando i diritti dei singoli cittadini e dell'opposizione parlamentare. Bisogna però evitare di bloccare il sistema con anomali poteri di veto che portino a forme di consociazione che dissolvano il principio di responsabilità di chi governa. Non si tratta di innalzare in modo indiscriminato i quorum di approvazione, ma per lo più di concordare in via convenzionale di non procedere da soli a scelte unilaterali o anche di consentire che alcune decisioni vengano spostate su organi terzi e non all'arbitrio della maggioranza: ad esempio il giudizio sulla regolarità dei risultati elettorali non può essere attribuito in modo insindacabile ad organismi parlamentari, ma consentito un ricorso in appello alla Corte costituzionale.

In questo quadro andranno fissate in Costituzione regole nuove per l'informazione e la comunicazione politica, pubblica e privata, i cui problemi non si esauriscono con la pur essenziale rimozione del conflitto di interessi.
 
6. Voteremo "No", altresì,  alla  devoluzione dei poteri voluta dalla Lega Nord. Ma la nostra nuova proposta di riforma deve riprendere le modifiche, tra cui la rimodulazione delle materie trasferite alle Regioni, che correggono alcuni errori per eccesso dell'incompleta e incoerente riforma approvata cinque anni fa dal centrosinistra che pur si muoveva in una direzione complessivamente condivisibile.  Diciamo questo per doverosa chiarezza politica e per evitare che siano ingannati quei settori dell'elettorato del Nord che credono nel federalismo. Ma lo diciamo anche per sottolineare come non sia possibile limitarsi  a bloccare questa  pasticciata riforma e tenere poi in vita così com'è la riforma del 2001, con  effetti nocivi sia per lo Stato sia per  le Regioni .

Anche in questo caso, una volta bocciato il progetto, sarà necessario perciò ripensare in modo organico l'assetto dello Stato con un'incisiva riforma costituzionale che, abrogando parti della  riforma  del 2001, e correggendo la stessa Costituzione del 1948, riorganizzi i livelli territoriali di governo e assicuri insieme l'autorità dello Stato nazionale e un forte decentramento dei poteri,  superando sia tentazioni e pratiche centralistiche e sia regressioni e pratiche localistiche, che soffocano, entrambi, con una perversa tenaglia, lo sviluppo economico del Paese.

In ogni caso la riforma del Titolo V varata nel 2001 va completata con i necessari strumenti di cooperazione, primo fra tutti un Senato realmente rappresentativo delle Regioni, slegato dal rapporto fiduciario col governo e quindi dalla logica maggioranza-opposizione, chiamato ad essere la sede prima della cooperazione e non grave intralcio alla governabilità, come è invece concepito dalla riforma sottoposta a referendum.
 
7. Per far questo dovremo rilanciare l'invito a "riscrivere insieme" le riforme necessarie della Costituzione trovando momenti di collaborazione parlamentare fra maggioranza ed opposizione. Tenendo conto della inadeguatezza della procedura prevista dall'articolo 138 (che ha favorito riforme frutto di maggioranze di governo) e dell'usura dello strumento delle Commissioni Bicamerali occorre, fin da adesso, progettare  strumenti nuovi.

A tal fine si può ipotizzare - come avvenuto "con il metodo Convenzione" per la Costituzione europea - un percorso straordinario costituente (se non un'Assemblea Costituente, a cui alcuni di noi pensano), un organo composto da un numero ristretto di membri, coinvolgendo parlamentari scelti in maniera paritaria tra i due schieramenti, rappresentanze regionali, locali ed europee, esponenti del mondo universitario e delle realtà sociali ed economiche. Giungendo così a scrivere un progetto di revisione che per l'autorevolezza dei suoi membri, e per la loro rappresentatività, sia in grado di essere approvato rapidamente dal Parlamento (eventualmente  adottando procedure di tipo redigente) e ratificato da un referendum popolare.
 
8.Per questo voteremo "no" nel referendum. Per questo ci organizziamo per collaborare ad un'ampia partecipazione riformatrice in modo chiaramente distinto da coloro che si battono per il No in modo generico o perché ritengono di dover chiudere la stagione delle riforme. Ci batteremo insieme per mettere in moto un'iniziativa che realizzi un grande consenso nazionale su un progetto alto di riforma. E chiederemo, in particolare, di battersi con noi anche a quanti, nell'uno e nell'altro schieramento, hanno condiviso, con i referendum elettorali del 1991 e del 1993, le battaglie e le speranze per un'Italia più moderna.

Il nostro programma è quindi semplice: NO a questa riforma, SI' ad un incisivo processo costituente, che rafforzi la Costituzione del 1948. Un serio patriottismo costituzionale va manifestato adeguando la Costituzione, non chiudendosi nelle strettoie di un assoluto conservatorismo.

 
Primi firmatari tra i circa 200 già pervenuti
 
1. Michele Agostini
2. Ubaldo Alifuoco
3. Sesa Amici
4. Filippo Andreatta
5. Augusto Barbera
6. Massimo Barrella
7. Marcello Basso
8. Gianni Bechelli
9. Claudio Bellavita
10. Enrica Belli
11. Paolo Benesperi
12. Giuseppe Berta
13. Alessandro Bertini
14. Monica Bettoni
15. Giovanni Bianchi
16. Giovanni Bianco
17. Giuseppe Bicocche
18. Paolo Bonari
19. Salvatore Bonfiglio
20. Simona Borello
21. Piero Borla
22. Carlo Bossi
23. Lidia Brilli
24. Willer Bordon
25. Stefano Brogi
26. Luigi Brossa
27. Gianfranco Brunelli
28. Anna Bucciarelli
29. Giuseppe Campo
30. Giliberto Capano
31. Bruno Ceppitelli
32. Stefano Ceccanti
33. Giovanni Celenta
34. Franca Chiaromonte
35. Emanuele Ciancio
36. Bartolo Ciccardini
37. Angelo Cifatte
38. Tommaso Ciuffoletti
39. Claudio Colombo
40. Salvatore Curreri
41. Antonio Dainelli
42. Natale D'Amico
43. Cinzia Dato
44. Franco Debenedetti
45. Patrizio Del Prete
46. Danilo Di Matteo
47. Andrea Drezzadore
48. Maria Chiara Esposito
49. Sergio Fabbrini
50. Stefano Facchi
51. Luciano Fasano
52. Stefano Fassina
53. Nicola Favati
54. Vittorio Ferla
55. Anna Ferrario
56. Andrea Ferrazzi
57. Rachele Filippetto
58. Deo Fogliazza
59. Federico Formisano
60. Roberto Franceschetti
61. Antonio Funiciello
62. Paola Gaiotti
63. Elisa Garosi
64. Paolo Giaretta
65. Gregorio Gitti
66. Stefano Goracci
67. Michele Guarda
68. Romolo Guasco
69. Luciano Guerzoni
70. Angelica Guidi
71. Pietro Ichino
72. Riccardo Illy
73. Berardo Impegno
74. Pasquale Improta
75. Francesca Izzo
76. Lucio Lapalorcia
77. Michele Lucchesi
78. Walter Lunardi
79. Miriam Mafai
80. Claudia Mancina
81. Susanna Mancini
82. Armando Mannino
83. Pierluigi Mantini
84. Silvio Mantovani
85. Alessandro Maran
86. Alberto Martinelli
87. Carla Martino
88. Marco Martorelli
89. Bruno Marzocchi
90. Pietro Marzotto
91. Diego Masi
92. Giovanna Melandri
93. Stefano Merlini
94. Paolo Messa
95. Giovanni Militerno
96. Fabrizio Molina
97. Enrico Morando
98. Andrea Morezzi
99. Andrea Morrone
100. Enzo Musco
101. Tommaso Nannicini
102. Salvatore Antonio Nappi
103. Paolo Naso
104. Massimo Negarville
105. Magda Negri
106. Isabella Nespoli
107. Graziella Pagano
108. Letizia Paolozzi
109. Giovanni Pellegrino
110. Mario Pernechele
111. Alessandro Petretto
112. Roberta Pinotti
113. Antonio Polito
114. Paolo Pombeni
115. Elisa Pozza Tasca
116. Franca Prisco
117. Erminio Quartiani
118. Giulio Quercini
119. Giorgio Radaelli
120. Beatrice Rangoni Macchiavelli
121. Umberto Ranieri
122. Margherita Raveraira
123. Ugo Retis
124. Vito Riggio
125. Michele Rizzi
126. Mario Romano
127. Gian Enrico Rusconi
128. Riccardo Saccenti
129. Mimmo Sacco
130. Michele Salvati
131. Gianluca Salvatori
132. Carlo Scognamiglio Pasini
133. Mario Segni
134. Eugenio Somaini
135. Francesco Soro
136. Antonio Spignoli
137. Maria Antonietta Spiller
138. Giglia Tedesco
139. Francesco Tempestini
140. Sandro Tesini
141. Fulvio Tessitore
142. Chicco Testa
143. Domenico Ticozzi
144. Silvano Toffolutti
145. Diego Toma
146. Giorgio Tonini
147. Francesco Totino
148. Giulio Vaccaio
149. Salvatore Vassallo
150. Adriano Verlato
151. Mirta Alessia Verlato
152. Roberto Vitali
153. Luigi Viviani
154. Fulvia Zinno
Martedì, 30. Maggio 2006
 

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