La rivolta in Francia e le origini del CPE

I contratti che permettono l'interruzione del rapporto di lavoro senza motivazioni dei giovani fino a 26 anni fanno parte in realtà di una strategia di piccoli passi per estendere a tutti i contratti la libertà di licenziamento
L'introduzione nel Codice del lavoro del " contratto di prima assunzione " (CPE) ha prodotto in Francia fortissime contestazioni che sono ancora in corso mentre scriviamo. Per ora non si possono che trarre insegnamenti provvisori da una iniziativa del governo che ha puntato sull'effetto sorpresa ma le cui conseguenze sembrano aver sorpreso soprattutto il primo ministro che ne è stato il primo promotore.

 Non è possibile comprendere la posta in gioco dal punto di vista sociale collegata ai CPE senza situarla nel quadro della politica dell'occupazione condotta da Dominique de Villepin da quando è Primo ministro (punto 1). Quindi presenteremo le caratteristiche di questo contratto (punto 2) e cercheremo di comprendere la strategia del governo che ha portato alla adozione frettolosa del provvedimento (punto 3). Tenteremo infine di definire le lotte sociali in corso che puntano ad ottenere il ritiro del CPE (punto 4).
 
1. Il governo Villepin e la " battaglia per l'occupazione "
Nominato primo ministro subito dopo la vittoria del NO al referendum francese sul progetto di Costituzione europea, Dominique de Villepin costruisce il discorso di insediamento del suo governo (9 giugno 2005) intorno al tema della "battaglia per l'occupazione". Il metodo scelto per i primi cento giorni del suo governo non è quello di proporre una riforma generale del mercato del lavoro e delle politiche per l'impiego. Ha preferito moltiplicare le riforme parziali attraverso diverse leggi e provvedimenti adottati nel corso dell'estate (1): definitivo smantellamento della legge sulle 35 ore, "sostegni finanziari" al lavoro, rafforzamento dei controlli esercitati sui disoccupati, aumento della flessibilità nei servizi… Tra questi provvedimenti, due in particolare meritano di essere segnalati qui, perché chiariscono le ragioni della successiva adozione del CPE.

- La misura-pilota del provvedimento sull'occupazione, adottato nel mese di agosto, è il " contratto di nuova assunzione " (CNE). Riservato alle piccole imprese (fino a 20 addetti). Si tratta di un contratto a tempo indeterminato (CDI) con una importante innovazione: nel corso dei primi due anni può essere interrotto dal datore di lavoro senza giustificato motivo per il licenziamento (superati i primi due anni diviene un normale contratto a tempo indeterminato). L'interruzione del rapporto di lavoro dà luogo al periodo di preavviso e di una indennità ad hoc (l'8% della retribuzione lorda totale). Ogni eventuale ricorso al tribunale viene prescritto nell'anno. Per addolcire la pillola, su richiesta dei sindacati, l'interruzione del rapporto di lavoro ha numerose contropartite: diritto alla formazione, accompagnamento rafforzato da parte delle strutture pubbliche per l'impiego, erogazione forfettaria statale di 500 euro in un'unica soluzione in assenza di indennità di disoccupazione.

- Per ridurre il " costo del lavoro " considerato un freno alle assunzioni, un altro provvedimento introduce delle nuove limitazioni agli "effetti della soglia" legati al passaggio a 11 dipendenti: spostamento alla soglia dei 20 dipendenti per le indennità trasporti e abitazione dovute dalle imprese, contributi ridotti tra i 10 e i 20 dipendenti per le spese per la formazione professionale.

-  Ma la riforma più importante in questo quadro è l'esclusione completa dal calcolo dei dipendenti effettivi dei giovani al di sotto dei 26 anni: limitata fino ad oggi ai contratti in alternanza (formazione e lavoro, ndr), oggi vale ormai per tutti i contratti di lavoro e per tutti gli obblighi sociali ed economici legati a una condizione effettiva (salvo gli incidenti sul lavoro). Qui la riduzione è selettiva: si tratta di incoraggiare l'assunzione dei giovani, non di favorire l'introduzione di una istanza rappresentativa (delegati sindacali a partire da 11 dipendenti, consiglio di fabbrica a partire da 50). In vigore fino al 31 dicembre 2007, la misura dovrebbe essere sottoposta a una valutazione alla fine dei due anni. 
 
Senza attendere la valutazione degli effetti di queste prime misure, il governo decide un nuovo salto in avanti con la creazione del CPE che, sempre con l'argomento di favorire l'assunzione dei giovani, estende ai giovani in quanto tali le regole del CNE.
 
2. Le caratteristiche del "contratto di prima assunzione"
Il CPE estende a una nuova categorie di salariati un regime giuridico molto simile a quello del CNE.
 
Campo di applicazione - Il CPE può essere utilizzato da tutte le imprese al di sopra dei 20 dipendenti del settore privato per l'assunzione di giovani al di sotto dei 26 anni, esclusi i lavori stagionali. In caso di interruzione del rapporto di lavoro da parte dell'imprenditore nel corso dei primi due anni, quest'ultimo non può sottoscrivere un nuovo CPE con lo stesso giovane prima di tre mesi.
 
Interruzione del contratto - Il CPE obbedisce alla stessa legislazione del contratto a tempo indeterminato salvo che per quello che riguarda la rottura del contratto. Durante il cosiddetto " periodo  di consolidamento " di 2 anni, l'imprenditore può, in ogni momento, licenziare il dipendente senza l'obbligo del giustificato motivo. Come nel caso del CNE, ogni ricorso al giudice viene prescritto al termine dei 12 mesi. Superati i primi due anni il CPE diviene un regolare contratto a tempo indeterminato.
 
Diritti e garanzie - Le garanzie che sono state offerte per il CNE in caso di licenziamento vengono leggermente migliorate:
- il giovane ha diritto, salvo grave colpa, a un preavviso di due settimane per una anzianità compresa tra uno e sei mesi, un mese di preavviso per una anzianità superiore;
- il giovane ha diritto, salvo grave colpa, a una indennità di licenziamento pari all'8% della retribuzione totale percepita;
- se non ha una anzianità sufficiente per ottenere l'indennità di disoccupazione, il giovane riceve un assegno giornaliero di 16,40 euro per due mesi;
- il giovane beneficia di una "accompagnamento rafforzato" da parte delle strutture pubbliche per l'impiego, finanziata dagli imprenditori con il versamento del 2% del salario.

L 'elemento fondamentale, comune ai due contratti (CNE e CPE) è la possibilità offerta all'impresa, nel corso dei primi due anni, di licenziamento senza giustificato motivo (2). Mentre, al momento della adozione del primo contratto, il CNE,  il governo si era impegnato a non andare avanti senza aver compiuto una valutazione degli effetti del provvedimento, ha deciso, a gennaio 2006 di bruciare le tappe.
 
3. La strategia del governo
Il governo ha scelto l'effetto della sorpresa e della rapidità di esecuzione. Questa scelta rischiosa rifletteva probabilmente mediazioni complesse tra obiettivi non dichiarati. E' necessario comunque verificare il grado di credibilità delle ragioni ufficiali del governo e chiedersi se è possibile valutare gli effetti prevedibili del provvedimento.
 
Il  metodo - Per rispondere alla crisi che ha scosso le banlieues in molte città francesi nel novembre 2005, il governo presenta, l'11 gennaio 2006, un progetto di legge  " per l'eguaglianza delle opportunità ". Questo testo contiene dei dispositivi specifici che puntano a favorire l'inserimento nell'apprendistato e nel lavoro dei giovani più in difficoltà, la lotta contro le discriminazioni così come il sostegno alla creazione di occupazione nelle zone urbane svantaggiate. Si tratta dunque di un provvedimento chiaramente indirizzato ai gruppi di giovani e alle zone urbane interessate dalla crisi di novembre.

Poi, il 16 gennaio, Dominique de Villepin  presenta alla stampa la seconda tappa del suo " piano per l'occupazione ". Senza aver consultato preventivamente le organizzazioni sindacali, annuncia la creazione del CPE che viene introdotto sotto forma di emendamento al progetto di legge "per l'eguaglianza di opportunità ",  mentre la misura si applica  a tutti i giovani e non alle categorie particolari che erano l'obiettivo originario del progetto di legge.

Di fronte all'opposizione unanime delle organizzazioni sindacali e degli studenti, così come di tutti i partiti della sinistra, il governo ha scelto la procedura accelerata per la discussione in Parlamento della legge (3) che è stata definitivamente approvata il 9 marzo. Si tratta di un bell'esempio di blitzkrieg, tipico dei metodi di governo dell'attuale primo ministro.
 
Le  ragioni - Per dare un senso alle scelte del Primo ministro, è necessario distinguere tra obiettivi di medio-lungo termine e obiettivi di breve termine.
 
A medio o lungo termine
Da molti anni, la destra liberale e gli economisti ortodossi, sostenuti da alcune organizzazioni internazionali, in particolare l'OCDE, conducono una campagna a favore di " riforme strutturali " del mercato del lavoro con l'obiettivo di combatterne la "rigidità" che rappresenta un ostacolo specificamente francese, e cioè latino. Alcuni Rapporti di esperti, redatti recentemente su incarico dei pubblici poteri, hanno sottolineato in particolare due punti (4) :
- Gli effetti negativi esercitati sulle decisioni relative alla creazione di lavoro dalla previsione dei costi e dei forti ritardi in caso di una futura necessità di licenziare (le imprese rinuncerebbero ad assumere per non correre rischi);
- Gli effetti perversi del dualismo del mercato del lavoro generati dalla coesistenza di due regimi giuridici, i contratti di lavoro a tempo indeterminato e quelli a tempo determinato (gli imprenditori sono costretti ad aggirare le leggi per usufruire dei vantaggi dei contratti a tempo determinato, più flessibili).
 
L'indicazione vera auspicata dai Rapporti sarebbe quella di adottare un contratto di lavoro unico con libertà di licenziamento per l'imprenditore (5) a condizione, per esempio (6), che l'impresa paghi una indennità in rapporto alla anzianità del dipendente, per compensare il costo per la collettività della presa in carico della rioccupazione del lavoratore licenziato (7).

A prima vista, l'introduzione del CPE dopo il CNE va nella direzione opposta ai propositi dei consiglieri del governo visto che vengono introdotte due modalità ulteriori di contratti di lavoro, accrescendo in questo modo la segmentazione giuridica del mercato del lavoro. Subito dopo l'introduzione del CNE, nell'agosto 2005, ci siamo posti la questione (8): il governo sta girando le spalle alla proposta di una contratto unico accrescendone, al contrario, la complessità? Oppure si tratta di un ballon d'essai che, in caso di successo, prefigurerebbe il futuro contratto unico?

Con la creazione del CPE, la seconda ipotesi diventa verosimile. Il governo ha scelto dunque di avanzare per tappe. Comincia dalle categorie (piccole imprese, giovani) che ha più possibilità di convincere con i propri argomenti e che presentano minori possibilità di resistere. Piuttosto che attaccare apertamente il contratto a tempo indeterminato, sceglie di ridurne progressivamente il campo di applicazione in attesa che maturino le condizioni per l'unificazione. (Alcuni consiglieri del primo ministro non smentiscono una simile interpretazione).
 
A breve termine
Tutti sanno che Jacques Chirac ha dato a  Dominique de Villepin il compito di bloccare la strada dell'Eliseo a Nicolas Sarkozy alle prossime elezioni presidenziali del 2007. Durante i primi mesi del suo mandato, il primo ministro ha tenuto un comportamento nello stile del "gaullisme sociale" per opporsi alle opzioni apertamente liberiste del suo rivale. Questa scelta gli ha permesso di avanzare nei sondaggi di opinione ma non di rafforzare la sua posizione relativa all'interno dell'elettorato di destra che sarà determinante per la scelta del candidato della "destra repubblicana".

A partire dalla fine del 2005, si moltiplicano i segnali della volontà del primo ministro di invadere il campo del suo concorrente avanzando dei progetti di un liberalismo economico più accentuato (9).  E' dunque verosimile che egli abbia colto al volo la crisi delle banlieues per giustificare una misura  che, potenzialmente, riguarda parecchi milioni di posti di lavoro occupati dai giovani. Poteva sperare di dimostrare nello stesso tempo l'importanza che egli accorda alla lotta contro la disoccupazione dei giovani, la sua volontà di riformare in profondità il mercato del lavoro e la sua capacità, per riuscirci, di battere l'ostilità unanime delle organizzazioni sindacali.
 
Si possono valutare gli effetti sull'occupazione?
Per il CPE, come per il CNE, l'argomento centrale del governo è di favorire la creazione di posti di lavoro attraverso l'indebolimento delle norme che regolano il licenziamento. Le difficoltà di una valutazione  ex-ante degli effetti sull'occupazione sono le stesse per le due tipologie di contratto ma, visto che il CNE è un po' più vecchio, possiamo utilizzare le prime indicazioni della sua applicazione per riflettere sul CPE.
 
Prudenza empirica - L'INSEE (Istituto nazionale di statistica e di studi economici), per stabilire le sue previsioni congiunturali si è posto il problema del metodo da utilizzare per il calcolo degli effetti dei CNE (10). La questione è difficile perché non c'è un riflesso diretto sui costi salariali per gli imprenditori. I titolari dei tradizionali contratti a tempo indeterminato non ricevono l'indennità di licenziamento se non al termine di due anni di anzianità.  I titolari dei contratti a tempo determinato ricevono, alla scadenza del contratto, un " premio di precarietà " pari al 10% del salario perduto, quindi molto simile a quello versato per il CNE e CPE.

Il vantaggio previsto per l'imprenditore è di non dover dare spiegazioni sulla causa del licenziamento, dunque di sottrarsi a eventuali contestazioni sulla sua legittimità. Egli risparmierebbe sul costo potenziale di un processo e di una eventuale condanna e questo lo renderebbe più disponibile alla creazione di nuovi posti di lavoro.

Oltre al fatto che queste affermazioni sono lontane dall'essere certe, come vedremo più avanti, è difficile darne una traduzione quantitativa in termini di creazione netta di lavoro. L'INSEE afferma dunque che saranno necessari numerosi semestri di verifica prima che sia possibile una stima affidabile.
 
Incertezza giuridica - Nei fatti c'è una questione importante che resta irrisolta. Certamente gli imprenditori non devono più motivare i licenziamenti in caso di CNE o di CPE, ma questo non li mette al riparo, entro il periodo di prescrizione di dodici mesi, da un ricorso del lavoratore davanti al tribunale (i Consigli dei Probiviri, un organo composto pariteticamente da rappresentanti dei lavoratori e degli imprenditori). Ciò che cambia è l'onere della prova. Per un contratto a tempo indeterminato tradizionale, l'impresa deve dimostrare l'esistenza di una giusta causa per il licenziamento.  Per CNE e CPE, è il lavoratore che deve dimostrare che il suo licenziamento ha ragioni illegali (per esempio, discriminazione). Fino ad oggi in qualche caso particolarmente scandaloso, il Consiglio dei Probiviri ha condannato l'impresa.
 
Certamente, si potrà fare ricorso e bisognerà aspettare parecchi anni prima che la Corte di Cassazione faccia giurisprudenza. Nel frattempo interverranno le decisioni della Corte di Giustizia della Commissione europea  e dell'OIL davanti ai quali  saranno arrivati i ricorsi o le querele da parte dei sindacati (11). Nello stesso tempo, i giuristi dei sindacati analizzano tutti  gli strumenti giuridici in grado di essere utilizzati.
Siamo dunque lontani da una situazione che garantisce agli imprenditori la "sicurezza giuridica" del licenziamento. Le loro organizzazioni se ne sono rapidamente rese conto e hanno moltiplicato i consigli di prudenza ai loro iscritti. Questo punto è importante perché gli effetti sull'occupazione, annunciati dal governo, erano giustificati dall'impatto "liberatorio" che il conseguimento di una sicurezza giuridica si supponeva avrebbe esercitato sui comportamenti finalizzati alla creazione di lavoro.
 
Valutazioni macroeconomiche - Tenuto conto delle difficoltà appena ricordate, si comprende come gli economisti non siano in grado di  simulare gli effetti in termini di occupazione dei provvedimenti, che hanno un effetto trascurabile sul costo del lavoro  e un effetto ipotetico sui comportamenti delle imprese. Due economisti hanno tentato di superare la sfida (12)  utilizzando un modello molto semplificato (13). Si tratta più di una ricerca metodologica che di una approssimazione realista. E'interessante è che, anche con ipotesi favorevoli al ricorso ai CNE-CPE, l'effetto netto sull'occupazione che essi propongono è nello stesso tempo limitato (14) e  di breve durata (15).

Contrario a introdurre una cifra nelle sue ultime previsioni (16), l'INSEE si limita a una nota a fondo pagina. Non fa riferimento ai CPE e, per il CNE indica, senza alcuna giustificazione metodologica, che la sua "ipotesi di lavoro" è una creazione netta di posti di lavoro da 10 a 20.000 a trimestre, tra il 4° trimestre 2005 e il 3° trimestre 2006.
 La sola conclusione certa è che non esiste alcuna base metodologica controllabile che permetta di giustificare l'ottimismo del governo sull'effetto occupazione dei nuovi contratti (17).
 
4. Lo sviluppo del conflitto
Le organizzazioni sindacali, studenti e liceali -  Se la creazione del CNE aveva suscitato un rifiuto unanime dei sindacati, questi non si erano potuti opporre concretamente, non solo perchè il Decreto era stato presentato nel mese di agosto, durante le ferie, ma soprattutto perché le organizzazioni sindacali non sono presenti nelle imprese con meno di 20 addetti interessate ai CNE. In pratica i sindacati si sono organizzati per assumere la difesa legale dei lavoratori licenziati che si rivolgono a loro ottenendo, come già detto, qualche successo simbolico davanti al Consiglio dei probiviri.

In un primo tempo lo stesso scenario sembrava doversi ripetere per il CPE tenuto conto del calendario della procedura della sua adozione. In più, i primi sondaggi mostravano una leggera maggioranza favorevole al CPE sotto la spinta della propaganda del governo.

E' stato necessario attendere la fine delle vacanze all'università e nelle scuole perché gli universitari prima e i liceali dopo si mettessero in movimento con il sostegno dei sindacati. Partita da qualche università, l'agitazione si è progressivamente diffusa, amplificata dalle manifestazioni di un ampiezza crescente in cui lavoratori, studenti universitari e liceali si sono ritrovati fianco a fianco. Un numero crescente di studenti universitari e liceali sono coinvolti dagli scioperi, con o senza occupazione delle sedi, di ampiezza e durata assai variabili. La giornata del 28 marzo ha visto, per la prima volta, le manifestazioni  appoggiate dagli scioperi in diversi settori, soprattutto nei trasporti e nella scuola.

Tutte le organizzazioni hanno mantenuto l'unità di azione attorno ad un unico obiettivo: il ritiro del CPE. Il grande successo della giornata del 28 marzo e il rifiuto rinnovato del primo ministro di ritirare il CPE hanno spinto i sindacati a decidere una nuova giornata di manifestazioni e di sciopero a livello nazionale per il 4 aprile.

Le iniziative ripetute e la scoperta da parte dell'opinione pubblica della reale posta in gioco del CPE (il diritto per l'imprenditore di licenziare nei primi due anni senza giustificato motivo) hanno prodotto un mutamento profondo. Numerosi sondaggi recenti indicano che una larga maggioranza è ostile al CPE (nell'ordine dei due terzi sull'insieme della popolazione, circa l'80% nella fascia tra i 15 e i 24 anni).
 
Quali legami con la crisi delle banlieues? -  Curiosamente, è il governo che ha affermato per primo l'esistenza di un collegamento con la crisi delle banlieues, in principio quando ha introdotto il CPE nella legge "per l'uguaglianza delle opportunità" e dopo quando ha preteso di opporre le proteste degli studenti, implicitamente qualificati e privilegiati, agli interessi dei giovani in grande difficoltà, ai quali il CPE era falsamente destinato.  Nei fatti, il collegamento si è fin dall'inizio stabilito in un altro modo, particolarmente negativo. Bande di giovani provenienti dalle banlieues si sono introdotte nelle manifestazioni degli studenti per scontrarsi con la polizia e anche con i manifestanti , talvolta nell'occasione derubati.

Una comprensione più profonda delle relazioni tra i due movimenti, separati nel tempo da quattro mesi, è oggi difficile. Un noto sociologo, François Dubet, (18) afferma che "il movimento anti CPE è la replica, nelle classi medie, di quello delle banlieues". Nei due casi, anche se le condizioni materiali sono differenti, i giovani si sentono messi ai margini di una società che non offre loro alcun avvenire, salvo a quelli di loro che sono socialmente favoriti. Se c'è diffidenza o ostilità dei giovani delle banlieues nei confronti degli studenti, essi condividono la consapevolezza della precarietà, ormai irreversibile per i primi, minaccia sempre presente per i secondi. 

Concretamente, gli incidenti e le violenze si moltiplicano attualmente nelle banlieues, ancora in maniera casuale, ma i politici locali e i responsabili delle strutture scolastiche lanciano l'allarme davanti ad una situazione di nuovo potenzialmente esplosiva.
 
L'eterogeneità delle posizioni del padronato - Nel mese di agosto, tutte le organizzazioni padronali avevano dato il loro sostegno al CNE. La principale tra queste, il MEDEF, aveva richiesto che fosse esteso a tutte le imprese o, almeno, ad "ogni impresa che assuma un disoccupato". Di fronte alla introduzione del CPE, le posizioni sono state più articolate. Il padronato si è preoccupato per una misura che sarebbe stata percepita come punitiva nei confronti dei giovani e ha rinnovato la sua richiesta di generalizzazione del CNE. Sembra ci siano stati dei conflitti all'interno delle organizzazioni padronali tra coloro che sostenevano l'appoggio esplicito al governo e coloro che preferivano una presa di distanze. Alla fine il MEDEF ha espresso un sostegno ufficiale, ma anche un'apertura. Si sono sentite numerose opinioni sulla possibilità di reintrodurre una motivazione del licenziamento o di ridurre a un anno la durata del "periodo di consolidamento".

Un'altra informazione ci viene offerta da un sondaggio realizzato all'inizio di marzo tra i suoi iscritti dall'Associazione nazionale dei direttori e dei quadri delle strutture del personale (ANDCP)  (19). Su 350 risposte, il 50% afferma che non farà ricorso al CPE, il 12% che l'utilizzerà per tutte le assunzioni di giovani e il 22% che l'utilizzerà solamente per certe posizioni di lavoro (il 16% delle risposte resta ambiguo)  (20).
Si capisce bene la contraddizione che può sorgere tra la posizione del ricorso generalizzato al CPE e quella della parte del padronato che, in nome della competitività, privilegia lo sviluppo delle competenze e il coinvolgimento psicologico dei lavoratori nella performance dell'impresa.
 
Incertezza politica - Evidentemente, Dominique de Villepin intende fare del CPE lo strumento per misurare la sua capacità di governare nella tempesta. Ha sollecitato la solidarietà senza esitazioni dei membri del governo quando è diventato di pubblico dominio il fatto che il ministro dell'Occupazione e della coesione sociale Jean-Louis Borloo e il ministro con delega all'occupazione  Gérard Larcher erano contrari alla introduzione del CPE. Dopo aver ignorato le organizzazioni sindacali nella preparazione del provvedimento, il primo ministro si dice tuttora aperto al dialogo ma solamente per migliorare il dispositivo, senza modifiche del testo di legge, e cioè l'essenziale. Su questa base, i sindacati e gli studenti  non possono che rifiutare.

Ci si può domandare se il primo ministro non punti sulla drammatizzazione del conflitto. In effetti la presenza dei giovani "casseurs" venuti dalle banlieues, le violenze e le distruzioni che essi provocano, potrebbero favorire un cambiamento rapido nell'opinione pubblica. Dal momento che non è semplice per la polizia distinguere tra giovani manifestanti e giovani casseurs, i rischi di "incidenti polizieschi" non sono trascurabili.

E allora la responsabilità tornerebbe al Ministro dell'Interno, Nicolas Sarkozy….Quest'ultimo, come ministro dichiara la sua solidarietà al governo ma come presidente del partito di maggioranza, l'UMP,  sostiene la necessità del dialogo sociale e la ricerca del compromesso, una posizione che è all'opposto dei comportamenti pratici del suo rivale. E' veramente grave che la gestione di un problema, così carico di conseguenze sul ruolo dei giovani nella società francese, a questo punto dipenda dalle strategie presidenziali del numero 1 e del numero 2 dell'attuale governo. 
 
Gli ultimi avvenimenti
Il 30 marzo il Consiglio costituzionale ha dichiarato il CPE conforme alla Costituzione e successivamente il 31, in un discorso solenne alla televisione, Jacques Chirac faceva conoscere la sua posizione. Essa rivela una concezione piuttosto surrealista del diritto:
- il presidente della Repubblica decide, in nome del "rispetto della democrazia", di promulgare immediatamente la legge (21);
- "chiede al governo" di preparare immediatamente due emndamenti alla legge (periodo di consolidamento ridotto a un anno, diritto del giovane lavoratore a conoscere le ragioni del licenziamento);
- Chiede al governo "di assumere tutte le misure necessarie perché in pratica nessun contratto possa essere concluso senza integrare pienamente l'insiene delle modifiche".

In sintesi, la legge è promulgata per salvare la faccia del primo ministro, ma il presidente s'impegna a non farla applicare. Data la promulgazione, le organizzazioni sindacali, studentesche e liceali, che avevano posto il ritiro come condizione di apertura dei negoziati, non possono che denunciare la posizione presidenziale e confermare le mobilitazioni programmate.

Rapidamente la posizione del governo cambia ancora. Non è più il governo ad essere incaricato di preparare un nuovo progetto di legge, ma si sollecitano i parlamentari ad assumere l'iniziativa di una "proposta di legge", argomentando che la procedura diventa più rapida. Nei fatti, se l'iniziativa deve venire dal Parlamento la responsabilità si trasferisce sul partito di maggioranza, l'UMP, e dunque sul suo presidente… Nicolas Sarkozy. Il primo ministro è spogliato del dossier. Il presidente Sarkozy ha annunciato di voler negoziare "senza tabù" (22).

Le manifestazioni del 4 aprile hanno avuto nell'insieme la stessa ampiezza di quelle del 28 marzo (un milione di manifestanti in tutta la Francia secondo la polizia, tre milioni secondo i sindacati). Il 5 aprile si apre il confronto tra la delegazione dei parlamentari dell'UMP incaricata di elaborare la proposta di legge e l'insieme delle organizzazioni sindacali, studentesche e liceali.
 
 Jacques Freyssinet è un economista, presidente del comitato scientifico del Centre de etudes de l'emploi, Parigi

(traduzione di Matilde Raspini)
 
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Note
(1) Riassumiamo qui alcune considerazioni di un testo precedente : Jean-Louis Dayan et Jacques Freyssinet, " Villepin : les 'cent jours ' et l'emploi ", Note Lasaire, n°6, settembre 2005.
(2)  E' noto che un provvedimento dello stesso tipo, applicabile all'insieme dei nuovi contratti a tempo indeterminato, è previsto nel programma di governo della nuova coalizione tedesca.
(3)  Il mese di febbraio corrisponde alla fine del I° semestre dell'anno universitario, con un periodo di esami seguito da un periodo di vacanze. Il governo poteva quindi sperare che gli studenti non sarebbero stati in grado di reagire per  parecchie settimane e che, a cose fatte, si sarebbero trovati di fronte ad un testo di legge democraticamente approvato dal Parlamento.
(4) Vedere soprattutto :
- Olivier Blanchard e Jean Tirole, Protection de l'emploi et procédures de licenciement, Rapporto del Consiglio di analisi economica, maggio 2003.
- Michel de Virville, Pour un Code du travail plus efficace, Rapporto al Min istro degli Affari sociali, del lavoro e della solidarietà, gennaio 2004.
- Michel Camdessus, Le sursaut. Vers une nouvelle croissance pour la France, Rapporto al Ministro dell'Economia delle finanze e dell'industria, ottobre 2004.
- Pierre Cahuc e Francis Kramarz, De la précarité à la mobilité : vers une sécurité sociale professionnelle, Rapporto al Ministro dell'Economia delle finanze e dell'industria et au Ministro dell'occupazione, del lavoro e della coesione sociale, dicembre 2004.
Una presentazione più dettagliata delle loro proposte si trova nel testo di Jean-Louis Dayan e Jacques Freyssinet, citato sopra.
(5)  Salvo, ovviamente in caso di sanzioni per comportamenti contro la legge quali le discriminazioni.
(6)  Come la soluzione proposta dal Rapporto  Cahuc-Kramarz.
(7)  Infatti il lavoratore licenziato percepirebbe una indennità di disoccupazione per tutto il tempo in cui fosse attivamente alla ricerca di un lavoro e fosse disposto ad accettare le offerte convenienti che gli fossero presentate.
(8)  Vedere testo citato sopra.
(9)  Ciò che non impedisce nello stesso tempo di giocare la carta del nazionalismo economico per contrastare i tentativi da parte di capitali stranieri di prendere il controllo di gruppi francesi.
(10)  INSEE, Note congiunturali, dicembre 2005, " Effetti teorici dei CNE sulla domanda di lavoro ".
(11)  Principalmente, sulla possibilità per l'imprenditore di licenziare senza giustificato motivo.
(12)  Pierre Cahuc e Stéphane Carcillo, Que peut-on attendre des Contrats Nouvelle Embauche et Première Embauche ? Documento di lavoro del CREST, Versione provvisoria, febbraio 2006.
(13) Essi fanno l'ipotesi  che tutte le assunzioni passano per i CNE-CPE nell'insieme dei settori produttivi esclusa l'agricoltura. I contratti a tempo determinato progressivamente spariscono  mentre il contratto a tempo indeterminato  appare solo quando l'imprenditore decide di prolungare un CNE-CPE alla fine dei due anni.
(14)  Nello scenario di riferimento, vengono creati a medio termine 70.000 posti di lavoro supplementari. Nel 2005, l'occupazione totale in Francia è di  24,9 milioni e la disoccupazione di 2,7 milioni.
(15)  La flessibilità offerta agli imprenditori assicura inizialmente una crescita netta di posti di lavoro  ma, al termine dei due anni, le imprese hanno raggiunto la velocità di crociera. Mettono quindi termine ai CPE-CNE prima che si trasformino in contratti a tempo indeterminato e li sostituiscono con nuovi assunti . L'effetto positivo sull'occupazione cala prima del 4° anno.
(16)  INSEE, Note congiunturali, marzo 2006, p. 90.
(17) Il governo cita spesso il numero dei CNE sottoscritti a partire da settembre (parecchie centinaia di migliaia). Questa cifra non offre alcuna informazione sull'effetto occupazione del provvedimento viso che si tratta soprattutto di effetti di sostituzione tra CNE e le altre forme di contratto.
(18)  Le  Monde, 19-20 marzo 2006.
(19)  Si tratta essenzialmente di grandi imprese.
(20)  Liaisons sociales quotidien, 9 marzo 2006, n°14582.
(21) Pur essendovi il diritto di chiedere una seconda lettura al Parlamento.
(22) Oltre a mantenere un "periodo di consolidamento" di un anno, molto più lungo dei periodi di prova attualmente previs
Lunedì, 3. Aprile 2006
 

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