Naccari, la lettera dello 'scandalo'

Pubblichiamo il testo del coordinatore della Consulta giuridica della Cgil che ha suscitato un acceso dibattito
E’ noto come negli ultimi tempi si sia infittita una campagna di stampa che mette in profonda discussione il ruolo del sindacato confederale, il sistema della contrattazione collettiva e le regole della rappresentanza.
 
E’ una campagna, in particolare, che si pone in netta antitesi soprattutto con le politiche sindacali, contrattuali e con le politiche del diritto, anche prospettiche, della nostra organizzazione.
 
Trattasi di un vero e proprio attacco tanto più insidioso quanto più portato avanti con strumenti di larga diffusione in vasti strati sociali, come gli articoli scritti sulla prima pagina di quotidiani di prestigio come il Corriere della sera, o come il libro pubblicato nella collana dell’importante casa editrice Mondadori.
 
L’insidia è poi acutizzata dalla autorevolezza accademica, dalla pacatezza dei toni, dalla ampiezza  delle argomentazioni, dalla presunta neutralità della scienza, dall’”aura” tecnocratica degli autori che, con sagacia, evidenziano e modulano fatti e tesi in una dialettica funzionale alle finalità di natura sostanzialmente politica che pregiudizialmente si sono posti. Il tutto contando sulla presunta impreparazione dell’uditorio ad affrontare o sostenere l’impatto di tanta sapiente costruzione.
 
Tuttavia, sono bastate poche righe a Eugenio Scalfari per evidenziare quale sia la ideologia che anima questa costruzione: “Questo tipo di riforme in realtà rendono impossibile il riformismo, accentuano il conflitto sociale e politico, si configurano infine come vere e proprie controriforme condotte all’insegna dell’antipolitica e di opzioni di natura tecnocratica” (in “La terapia che vuole dissolvere la sinistra”, La Repubblica, 18.1.2006).
 
Meno agevole, semmai, è confrontarsi con i percorsi concettuali di altri giuristi ed intellettuali, che sicuramente si riconoscono nei valori della sinistra e sono, dunque, in principio, fervidi oppositori delle opinioni sopra criticate, ma appaiono, talvolta vittime di alcune idiosincrasie.
Idiosincrasie per supposte volontà egemoniche del maggior sindacato confederale, per le sue proposte in tema di rappresentanza, per la sua supposta tendenza ad eccessive semplificazioni delle tipologie contrattuali. Rischiano così di pervenire ad una  visione movimentista ed individualista non troppo distante, nei risultati ancorché non nelle intenzioni, da quella già criticata proposta della nuova destra.
 
Per parte nostra, pensiamo sia opportuno contribuire a fare chiarezza in questo dibattito con alcuni interventi che via via vi trasmetteremo, inserendoli peraltro nel nostro sito www.cgil.it/giuridico .
 
E poiché in un recente articolo apparso sulla prima pagina del Corriere della Sera del 2/2/2006 si arriva a sostenere che il decreto legislativo n. 276/2003 (c.d. “legge Biagi”) non avrebbe precarizzato il mercato del lavoro e che c’è addirittura a sinistra un vuoto di idee nella materia, vi trasmettiamo come primo intervento “La legge Biagi e le alternative possibili” (pubblicato in Il Manifesto 17/2/2006) del prof. Piergiovanni Alleva, direttore della Rivista giuridica del lavoro e componente della nostra Consulta giuridica.
Cordiali saluti
                                                                                                            Giovanni Naccari
Domenica, 26. Febbraio 2006
 

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