Nessuno scambio tra salari e condizioni di lavoro

Una trattativa resa ancora più difficile dalle divisioni all'interno di Federmeccanica, ma un risultato tutto sommato soddisfacente, grazie alla mobilitazione dei lavoratori: solo una settimana prima della firma la piattaforma della controparte era l'opposto di quella poi approvata
Mi sembra che l'ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici abbia definito una soluzione positiva su diverse questioni, tenuto conto che in un rinnovo del biennio economico tradizionale ha interferito da parte della Federmeccanica e della Confindustria la precisa volontà di scambiare gli aumenti retributivi con un peggioramento delle condizioni lavorative. Di fatto, dunque, la trattativa e di conseguenza l'ipotesi di accordo hanno toccato tanto gli aspetti retributivi quanto rilevanti aspetti normativi.
 
Sulla parte economica è stato acquisito un aumento medio di 100 euro, tenuto conto però di un prolungamento di sei mesi della vigenza del contratto. Il risultato va comunque oltre l'inflazione programmata: complessivamente corrisponde a sei punti in percentuale, e quindi non sta dentro l'inflazione programmata, tant'è vero che abbiamo formulato un ragionamento complessivo evitando riferimenti più precisi all'inflazione dei singoli anni.

C'è poi un aspetto di grande significato, ed è il riconoscimento - in questo caso come annualità di 130 euro nel 2007 - di un percorso che può portare alla definizione di un nuovo istituto salariale nazionale per le retribuzioni più basse di fatto, avendo come riferimento i minimi tabellari; esso diventa un elemento perequativo che, tenuto conto delle dinamiche aperte nel mercato del lavoro, assume un significato importante. Al di là delle discussioni sui sistemi delle regole, è difficile pensare, in Italia come altrove, a una contrattazione di secondo livello che sia in grado di coprire l'insieme della categoria.
 
Un aspetto di grande rilevanza è la soluzione individuata circa il rapporto tra mercato del lavoro, cioè lavoro precario, e le richieste della Federmeccanica di una liberalizzazione degli orari da parte delle imprese. Di fatto questo era l'elemento unificante della diverse proposte che di volta in volta la Federmeccanica metteva sul tavolo, dagli straordinari liberi, alla monetizzazione dei permessi annui retribuiti, all'esegibilità da parte delle Rsu, e via chiedendo... Insomma, il filo comune per le imprese era la gestione unilaterale dell'orario di lavoro. Questa pretesa non è passata.
C'è un'estensione della possibilità di utilizzo dell'orario plurisettimanale da concordare con le Rsu e si è costruito un impianto che prevede che se la Commissione sul mercato del lavoro non definisce un accordo entro il 31 luglio 2006 - e per noi l'accordo sul mercato del lavoro non è l'applicazione della legge 30, ma una riduzione del lavoro precario - automaticamente decade anche la fase sperimentale sull'orario plurisettimanale.

Ciò ha segnato, anche dal punto di vista unitario tra le organizzazioni, passi avanti significativi, poiché diventa anche un'indicazione di fatto per la contrattazione aziendale. Non era scontato non dico anni fa, ma nemmeno alcuni mesi fa, un approdo unitario con queste caratteristiche.
 
Quanto all'accordo sull'apprendistato, non dobbiamo nasconderci alcuni elementi di criticità, in particolare per quanto riguarda i 42 mesi per il terzo livello. Nello stesso tempo l'apprendistato rappresenta un sfida per tutti noi, nel senso che esso può diventare lo strumento di inserimento dei giovani nel lavoro, se effettivamente c'è un rapporto con la formazione che permetta anche una crescita professionale del lavoratore.

La parte relativa alla formazione acquisita nell'accordo sull'apprendistato è decisamente migliorativa rispetto non solo a ciò che è previsto dalla legge, ma anche alle varie ipotesi scaturite dalla legislazione regionale; al tempo stesso sono stati definiti meccanismi di garanzia, come la trasformazione di almeno il 70 per cento degli apprendisti in lavoratori a tempo indeterminato e il fatto che dopo due terzi del periodo di apprendistato il lavoratore percepisce, per quanto riguarda i minimi, la stessa retribuzione della categoria di sbocco finale.
 
Il giudizio è quindi complessivamente positivo, su un contratto il cui negoziato è durato ben tredici mesi e ha visto un conflitto sociale rilevante e pesante, nel quale l'iniziativa dei lavoratori - anche negli ultimi dieci giorni, quando molti si auguravano che affiorassero momenti di stanchezza - ha conosciuto una forte intensificazione, che ha indotto la Federmeccanica a cambiare le proprie posizioni.
 
Dall'andamento della tratttativa nei suoi diversi passaggi è apparso chiaro che dentro la Federmeccanica, ma potrei dire anche dentro le altre associazioni imprenditoriali ai vari tavoli negoziali, si scontravano posizioni diverse. Non sarebbero altrimenti spiegabili atteggiamenti che passavano dalla disponibilità a improvvisi irrigidimenti, che si sono alternati durante i tredici mesi della vertenza. Questo è un ulteriore elemento non dico di preoccupazione, ma comunque sintomatico per una lettura dei processi in atto all'interno delle nostre controparti.
 
Ci pare evidente che al loro interno convivano non solo posizioni diverse, ad esempio sul sistema contrattuale, ma anche interessi diversi. Prendiamo, ad esempio, la questione dell'orario: una parte di aziende, quelle più legate alla stagionalità del prodotto, sono evidentemente più interessate all'orario plurisettimanale; altre aziende invece, e non sono poche, non sono in grado di fare nessuna programmazione sull'orario di lavoro e quindi preferiscono il terreno degli straordinari. La Federmeccanica ha provato sempre a tenere tutto insieme nelle varie richieste che si sono succedute, costituendo di volta in volta il punto di unità e di mediazione tra di loro.

Questo aspetto mi sembra anche sintomatico dello stato delle imprese. A differenza di altre volte, abbiamo avuto l'impressione di trovarci di fronte a una controparte che prima di riuscire a dire qualunque cosa era costretta fare tante riunioni per rispondere alle nostre richieste.
 
Per concludere, vorrei segnalare un ulteriore aspetto. C'è stato un tentativo di sfondamento, utilizzando il rinnovo del biennio economico del contratto dei metalmeccanici, su una questione, quella relativa all'orario di lavoro, in una direzione che è esattamente quella scritta nel documento presentato dalla Confindustria a settembre. Non a caso Bombassei subito il giorno dopo l'accordo ha rilanciato su questo tema. È chiaro dunque che c'è stato da parte non solo della Federmeccanica, ma della Confindustria in primo luogo, con uscite ripetute secondo una tempistica non casuale (come, ad esempio, le dichiarazioni di Bombassei dopo ogni seduta di trattativa), il tentativo di aprire una breccia attraverso il contratto dei metalmeccanici per precostituire di fatto dei punti fermi in vista del confronto sulle regole che si svilupperà nei prossimi mesi.

Questo tentativo è apparso talmente scoperto che ci ha indotti a respingere come irricevibili le loro proposte che, pur cambiando in continuazione, non mutavano di segno, e a ribattere che o si proseguiva solo sul rinnovo economico o diversamente, per trattare anche sugli altri punti, dovevano cambiare le loro posizioni. È bene sapere che una settimana prima della conclusione noi abbiamo rifiutato di accettare un testo conclusivo che era stato predisposto dalla Federmeccanica e che era esattamente l'opposto dell'intesa raggiunta sette giorni dopo.
Mercoledì, 8. Febbraio 2006
 

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