Sblocca Italia? Sblocca cemento

Un gran numero di precetti costituzionale calpestati, a partire dallo strumento usato, un decreto. Stravolte e ignorate tutte le regole, un’orgia di procedure straordinarie, commissari plenipotenziari, silenzi-assenso. Svendita incontrollata dei beni demaniali. Nemmeno Berlusconi era arrivato a tanto

Il “Comitato per la bellezza” segnala questa dettagliata analisi del decreto “Sblocca Italia”, già definito in realtà “Sblocca cemento”, di Sauro Turroni, architetto, a lungo tecnico comunale e regionale e poi parlamentare per varie legislature. Il quadro che ne esce è dei più allarmanti e insieme desolanti. Sembra di essere tornati ai tempi di Lunardi e di Tremonti,  delle “deregulation” continue che anticiparono numerosi e devastanti condoni. L’interesse pubblico tutelato dalla Costituzione (articolo 9 e non solo) e da una vasta letteratura di sentenze della Consulta e della Cassazione sembra essere di nuovo evaporato in nome della ripresa e dell’occupazione. Mentre si annuncia di voler puntare sul turismo e in specie su quello culturale, con questo decreto si ridà fiato alla cementificazione del territorio e dei paesaggi italiani, cioè alla dissipazione della “materia prima” del turismo stesso, la bellezza del Paese (già tanto sfregiata).

 

“Noi siamo per la ripresa economica dell’Italia e per il rilancio diffuso dell’occupazione – osserva il Comitato - ma crediamo che ciò possa e debba avvenire con investimenti pianificati nella cultura e nelle sue sedi e iniziative, nella ricerca a tutto campo, nella difesa idrogeologica e nella messa in sicurezza sismica di un Paese flagellato da frane, inondazioni, colate di fango, terremoti contro i quali oggi non c’è quasi prevenzione, nella realizzazione di opere pubbliche e di infrastrutture indispensabili soprattutto su rotaia, nel trasporto regionale e metropolitano, nella fatiscente edilizia scolastica, ecc. Il “cambiamento” che lo Sblocca-Italia propone è in realtà la riedizione di una politica vecchia e miope già bocciata dalla storia, che, se attuata, produrrà altri disastri paesaggistici, ambientali, architettonici allontanando così il Paese da politiche di rinascita strutturale”.

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Ci chiediamo ancora una volta come potrà essere firmato dal capo dello Stato un decreto del genere, del tutto privo dei necessari requisiti di necessità ed urgenza  e contenente materie del tutto disomogenee.

 

Ormai è prassi: questo governo opera solo attraverso decreti legge che hanno carattere ordinamentale, sottrae materie di competenza parlamentare alla discussione e approva ogni provvedimento facendo ricorso alla fiducia, introducendo così di fatto la più grave riforma costituzionale,  trasformando le Camere in semplici ratificatrici  delle decisioni dell'esecutivo.

 

In più, come se non bastasse, introduce norme in contrasto con la Costituzione.

 

Il decreto, se possibile, rispetto alle bozze conosciute è peggiore di quelle circolate fino ad ora.

Analizzarlo tutto richiedere pagine e pagine di note e commenti, atteso che praticamente ogni riga è volta ad una deregulation selvaggia volta  a favorire non solo, come si afferma, gli investimenti, ma anche e soprattutto la manomissione dell’Italia e in molti casi anche delle casse dello Stato.

 

Partiamo dall’inizio.

 

Art.1- Il commissario alla ferrovia Napoli-Bari non solo approva i progetti ma anche li predispone, e può appaltare i lavori sulla base di un progetto preliminare, cioè di elaborati che non sono in grado di consentire la individuazione, la misurazione e la quantificazione esatta delle opere da realizzare. Fioriranno gli “imprevisti”, le “varianti in corso d’opera” e tutte quelle altre diavolerie ben note alle imprese e alla magistratura, che sono state alla base del sistema di tangentopoli e della esplosione e moltiplicazione dei costi.

 

In ogni caso il commissario prima approva da solo i progetti e poi …solo  successivamente li sottopone alla conferenza dei servizi.  Una procedura davvero bizzarra, che non fa alcun cenno alla VIA (Valutazione di impatto ambientale) che pure è un obbligo europeo imprescindibile per questo tipo di opere.

 

Se i rappresentanti delle amministrazioni che tutelano la salute, l'ambiente o i beni culturali eccepiscono qualcosa, il commissario stesso può, in 7 giorni, approvare ugualmente il progetto, facendo prevalere un interesse di tipo economico rispetto ad altri interessi costituzionalmente garantiti, andando contro tranquillamente a consolidate e ripetute ordinanze della Corte Costituzionale.

 

Ritorna in grande spolvero il silenzio assenso, fonte di ogni possibile corruttela, molto apprezzato dai mascalzoni di ogni risma che non rischiano nulla, non dovendo firmare nessun atto amministrativo, dato che è sufficiente fare passare un po’ di tempo e ogni intervento è approvato automaticamente semplicemente … ponendo la richiesta in fondo alla pila di quelle depositate.

 

Desta enorme preoccupazione l’articolo riguardante le terre e rocce di scavo (art.12) . Occorre ricordare che fin dal primo atto del governo Berlusconi del 2001, la legge obiettivo, il ministro Lunardi cercò di impapocchiare la materia tentando di …diluire l’inquinamento degli scavi della Bologna-Firenze (dove aveva operato con la sua Roksoil) e che la questione è molto delicata avendo nel tempo consentito di celare nelle terre provenienti da scavi ogni tipo di rifiuto velenoso inquinante.

 

Il fatto che reimpiegare le terre e le rocce di scavo in interventi infrastrutturali anche lontani consenta di non considerarle più rifiuto desta ogni tipo di preoccupazione : nessuno avrà più il diritto di controllare un materiale che non è più rifiuto, nessuno dovrà più tracciarlo e potrà essere portato ovunque. Le conseguenze sono facilmente immaginabili. I Casalesi ringraziano sentitamente.

 

Forza con gli inceneritori (art.15). I sindaci impegnati a ridurre i rifiuti nel loro territorio e conseguentemente, se dotati di inceneritore, intenzionati a ridurre progressivamente le quantità da incenerire, vedono le loro politiche andare in fumo:  il governo farà un suo piano nazionale e definirà gli inceneritori esistenti (e quelli previsti ) strategici e quindi che  dovranno funzionare a pieno regime, mandando in soffitta ogni proposito di azione virtuosa.

 

Ai cittadini che si impegnano a fare riciclo e raccolta differenziata viene dimostrato che i loro sforzi sono vani, i loro polmoni continueranno ad essere inquinati per i rifiuti che vengono da altrove, distruggendo in un sol colpo il principio della autosufficienza territoriale alla base di ogni pianificazione in materia di rifiuti.

 

Semplificazioni in materia di paesaggi tutelati (art.18 e 19): con la scusa della piccola dimensione gli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili non sono più soggetti alla autorizzazione paesaggistica: si tratta di una norma incostituzionale atteso che, come è noto, la tutela del paesaggio prevale nei confronti di ogni altro interesse ancorché economico: distruggere un paesaggio tutelato è facile, basta davvero poco, e il nostro Bel Paese ha subito fin troppe manomissioni senza che ad esse si dovessero aggiungere quelle facilitate da Renzi (che del resto detesta le Soprintendenze).

 

Vietato chiedere maggiori standard di sicurezza (art. 22): costa troppo e se chi realizza l’infrastruttura lo sostiene non si dovrà fare quello che un più adeguato livello di sicurezza avrebbe richiesto. Si blocca così il meccanismo evolutivo delle norme che proprio in materia di sicurezza procedono da tempo per successive implementazioni. Costa troppo, dice Renzi, invece di capire che minori incidentalità significano enormi risparmi di spese e di costi sociali.

 

Ancora unità di missione (art.23). Invece di cercare di far funzionare la P.A. si torna a riproporre la salvifica “Unità di Missione” che opera con propri procedimenti, modalità operative ecc. sostituendo uffici e strutture pagate per fare il lavoro che si concentra nelle UdM. Sempre e solo procedure straordinarie , senza capire che questo modello fallimentare ha già dimostrato tutti i suoil imiti, anche di corruttibilità e di aumento dei costi.

 

Questa volta la scusa non sono le calamità o le grandi opere, il meccanismo perverso derivante dai meccanismi della straordinarietà viene applicato pari pari anche alle piccole opere. In più, oltre a creare nuove strutture che rispondono ad un potere sempre più centrale, si distrugge definitivamente il principio costituzionale della  terzietà della amministrazione pubblica, facendola diventare uno strumento di diretta emanazione del potere politico che la nomina e la tiene accanto a sé.

 

Un’altra norma in favore dei lottizzatori, art. 36, 3 comma : si consente a chi lottizza di realizzare le opere di urbanizzazione a spizzichi e bocconi, per “stralci “funzionali” dando garanzia alle amministrazioni pubbliche, che poi dovranno gestirli e mantenerli, solo per assicurare la coerenza dell’opera di urbanizzazione parzialmente attuata con la restante e futura parte.

 

Chi impedirà dunque agli speculatori di fare stralci solo su misura delle proprie esigenze di guadagno, rinviando la realizzazione di quelle opere di maggior costo ed impegno ad un futuro incerto, assicurandosi la parte di profitto assicurata dalle costruzioni edilizie e rinviando sine die gli obblighi di completare le urbanizzazioni ? Immaginiamo cosa succederà delle urbanizzazioni secondarie: mai vedranno la luce.

 

Ancora deregulation in edilizia: nel paese degli abusi e dei condoni (art.37) alcune norme riguardano ancora una volta le semplificazioni edilizie, mentre ciò di cui ha bisogno l'Italia sono piuttosto dei rigorosi controlli ma di questo non si parla: tutto è nelle mani dei responsabili, diretti e indiretti, dell'abusivismo e del massacro dell'Italia con cemento e asfalto.

 

In un paese fragile come il nostro l’unica preoccupazione sembra essere quella del fare presto e non del fare bene. E quindi si inventano procedure con sempre meno controlli e verifiche con lo Stato che rinuncia alla funzione di garante della pubblica incolumità, del rispetto dei beni comuni e del patrimonio storico artistico, nonché della sicurezza.

 

Infatti i termini delle verifiche sono sempre più ridotti, a pochi giorni ormai, e in caso di prolungamento dei tempi ecco che scatta l’automatica nomina del responsabile del procedimento a commissario ad acta, che assume da solo la responsabilità di assicurare che l’edificio direttamente realizzabile per previsione di Piano Regolatore Generale o di Piano Particolareggiato risponda ai requisiti di sicurezza sismica, idraulica, idrogeologica eccetera. E se il commissario ad acta non agisce nei termini dei 30 gg ecco che scatta il silenzio assenso.

 

Il geometra di un piccolo comune si sostituirà quindi a ministeri, uffici regionali e anche provinciali, a AUSL e enti simili ? Ma di che parlano ?

 

E, naturalmente, per coloro che hanno perso tempo (?) scattano meccanismi risarcitori nei confronti di chi deve intervenire. I risultati di questo modo di fare “riforme” dimostrano di non conoscere nulla della PA, e anzi avendola in odio sono sicuri: i funzionari si metteranno sempre più con le spalle appoggiate al muro, individueranno ogni possibile cavillo pur di poter esprimere comunque un parere che li metta al sicuro da richieste di danni o da altre vessazioni e chi ci rimetterà saranno i cittadini e il nostro territorio. La PA è lì per risolvere i problemi dei cittadini, Renzi la rende ancor più un soggetto propenso a risolvere i problemi delle proprie terga.

 

Aiuti agli immobiliaristi ( artt.42, 43 e 44 ): è nota l’enorme quantità di immobili invenduti realizzati dalla speculazione edilizia che li ha ora sul groppone. Le norme introdotte cercano di dare una boccata di ossigeno a chi ha speculato e ora non riesce a vendere. L’art. 44 si occupa di edifici esistenti e propone talune agevolazioni per il loro recupero anche dal punto di vista dell’efficienza energetica. Una ipotesi di lavoro che avrebbe potuto essere positiva se inquadrata in programmi dei Comuni e non lasciata alla casualità dell’incontro fra operatori immobiliari e attuali proprietari.  Senza dubbio quello degli immobiliaristi è decisamente l’ultimo dei settori economici da aiutare !

 

Il demanio terra di conquista per operazioni immobiliari: un nuovo sacco d’Italia  (Art.45).

E’ un vecchi pallino dei governi di ogni colore : utilizzare il demanio pubblico per fare cassa, ma a tanto non eravamo mai arrivati : non è lo Stato che decide quali beni alienare ma sono soggetti che gestiscono Fondi comuni di investimento o altri imprenditori immobiliari europei che, scegliendo fior da fiore, individuano le operazioni immobiliari più appetibili e fanno una proposta, bontà loro, al presidente del Consiglio, con uno studio di fattibilità in cui indicano cosa vogliono fare.

 

Il presidente del Consiglio decide cosa consentire agli speculatori con cui fa un bell’accordo di programma, incassando caso mai qualche opera di interesse pubblico in cambio del bene demaniale di cui viene cambiata destinazione urbanistica, funzione, uso.

 

Che potrebbe fare qualche magnate russo o cinese nella Reggia di Caserta? Oppure nelle decine di chiese sconsacrate appartenenti al demanio? Una catena di ristoranti o di centri benessere con attività “a luci rosse”? E una qualche Disneyland in area archologica ? In fondo ne abbiamo tante !  

 

Sarebbero tutte cose “fattibili” secondo i criteri individuati dal decreto che si preoccupa solo dei soldi che può ricavare da queste operazioni . E’ vero, servono gli standard urbanistici, meno male che Renzi è stato sindaco e ci pensa a queste cose.

 

Venerdì, 12. Settembre 2014
 

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