Mirafiori, un contratto che uccide il sindacato

Sostituisce il contratto nazionale e quello integrativo e segna la nascita del sindacato aziendale. Ciò comporterà la morte del sindacato di categoria e propone un modello di sindacato che rinuncia in partenza ad una autonoma visione del lavoro rispetto alle cosiddette leggi bronzee del mercato. Ma il risultato del referendum consente di riaprire la partita

L’accordo di Mirafiori non è un semplice accordo, bello o brutto che sia, ma il contratto di lavoro, l’unico. Sostituisce il contratto nazionale ed il contratto integrativo. Non è solo un accordo. Di accordi brutti o anche molto brutti è piena la storia del sindacato. Il contratto di Mirafiori, ha questo di specifico:anche formalmente, rappresenta l’atto di nascita del sindacato aziendale, il vero vincitore della contesa. Il 23 dicembre può essere quindi considerata una data storica. E tanto per stare alla storia il 2010 rappresenta l’esatto contrario del 1966, quando la non ancora Flm di Trentin-Carniti-Benvenuto, non senza contrasti, conquistò la piena affermazione del contratto nazionale di categoria di tutti i metalmeccanici.

Ma al di là di considerazioni storiche, la sfida che Marchionne porta all’attuale assetto di relazioni sindacali è assolutamente micidiale e distruttiva: con il contratto aziendale, Marchionne non solo taglia con un colpo di spada il nodo dei livelli di contrattazione e del rapporto tra i due livelli, nazionale ed integrativo, su cui si è aggrovigliato il confronto degli ultimi decenni, ma porta un attacco al cuore del sindacato di categoria, disarticolandone l’equilibrio, e lo fa nel cuore storico del sistema industriale italiano, la Fiat, e dalla torre di comando dell’unica multinazionale reale del nostro sistema produttivo.

 

Attraverso la costituzione delle NewCo, l’uscita da Confindustria ed un contratto su misura, si realizza per la prima volta, a tutto tondo, l’avvento formale del contratto di azienda: qui sta l’autentica novità. Il contratto aziendale ha un seguito di implicazioni: significa inevitabilmente il sindacato aziendale; inoltre, per la struttura produttiva italiana, l’eventuale contratto di settore dell’auto in realtà si riduce al contratto aziendale Fiat allargato, e lo stesso può dirsi per tutte le eventuali altre situazioni, se tale linea dovesse affermarsi, proprio perché il settore coincide fondamentalmente con il grande gruppo industriale.

 

Contratto di azienda e sindacato di azienda si portano inoltre dietro il corollario necessario del cosiddetto welfare aziendale, con il suo proliferare di benefits e polizze varie, una riedizione del nazionale paternalismo padronale degli A. Rossi,  dei Marzotto, dei Marinotti ecc, tradizione, fra l’altro, mai messa in soffitta completamente da nessuna della grandi famiglie del capitalismo italiano. Basta analizzare gli ultimi accordi alla Del Vecchio. Oppure una edizione in salsa italiana dei famosi protocolli di Detroit del 1947, che hanno portato a separare, come racconta Paul Krugman, il destino degli operai americani dell’auto dal resto della classe operaia americana e rappresentare anche recentemente, con il loro reticolo di interessi corporativi, uno degli ostacoli più seri per Obama sulla via della riforma universalistica della sanità.

 

Contratto di azienda, sindacato di azienda, se nell’immediato significa disarticolazione della categoria, alla lunga significa l’eutanasia del sindacato stesso di categoria, l’idealtipo, per dirla con Max Weber, con cui e attraverso cui si sono plasmate le identità sociali e si sono condotte le lotte sociali dell’ultimo secolo, anello intermedio - tra luogo di lavoro e dimensione generale - del sindacato confederale. Se si sottrae infatti alla categoria, attraverso la diffusione del sindacato di azienda - e Mirafiori si propone come modello da generalizzare - il lavoro più concentrato ed organizzato, cioè la cosiddetta classe operaia centrale, alla categoria non restano che le fanterie povere – avrebbe detto Sergio Garavini - delle piccole imprese, che possono essere facilmente sottomesse, sconfitte, disperse.

 

Il contratto quindi (e non l’accordo, come comunemente viene denominato) di Mirafiori, oltre e persino al di là dei suoi aspetti specifici interni, concernenti orari, pause, mensa, organizzazione del lavoro, va contrastato senza tentennamenti, proprio perché non solo ridefinisce verso il basso il patrimonio di diritti prodotti da tante lotte, - la lotta sociale purtroppo prevede non solo avanzate, ma anche ritirate - ma soprattutto perché propone un modello di sindacato che rinuncia in partenza ad una autonoma visione del lavoro rispetto alle cosiddette leggi bronzee del mercato, e quindi a lavorare per costruire rapporti di forza all’altezza delle sfide che la accelerazione della storia propone. Un sindacato aziendale è sempre un sindacato che marcia al seguito della impresa, significa sempre un lavoro che perde l’autonomia del suo punto vista, a partire dal suo punto di vista sulla questione più delicata e strategica da cui tutto discende, quella della organizzazione del lavoro, che salta a piedi pari il problema della democrazia della rappresentanza . Il sindacato aziendale vive di decisione (dell’azienda) e di plebiscito.

 

Le implicazioni politiche del modello di sindacato proposto da Marchionne hanno certamente un carattere epocale e non dovrebbero sfuggire ad una sinistra consapevole, né per le ragioni che vengono accampate per la affermazione di tale modello - la fine del capitalismo mite, la legge dell’impresa come suprema lex - né per l’ evidente uso politico strumentale di tali ragioni, tendente cioè a ribaltare strutturalmente, alla radice ed in via permanente, i rapporti di forza tra capitale e lavoro

 

Lo straordinario risultato al referendum della Fiom e della Cgil, detto senza nessuno esprit-maison, consente di riaprire la partita, o comunque di affrontarla da una posizione più favorevole; ma tale risultato conferma anche una legge non scritta della storia del paese: senza sinistra politica non si dà sindacato confederale, legge che vale però anche all’inverso, senza sindacato confederale non si dà sinistra politica. A maggior ragione al tempo del tramonto del capitalismo mite.

Venerdì, 28. Gennaio 2011
 

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