Mentre il ministro Tremonti afferma che finché ci sarà lui al governo le pensioni non saranno toccate, ci sono economisti ed esponenti di entrambi gli schieramenti che continuano a sostenere la necessità di intervenire per tagliare la spesa pensionistica, sorvolando sul fatto che le previsioni ci indicano più un problema di sostenibilità sociale che non uno di sostenibilità finanziaria.
Cominciamo per prima cosa a chiarire quale sia lammontare della spesa pensionistica in Italia dato che i dati che vengono citati sono spesso molto diversi tra loro con differenze superiori anche a 2-3 punti di Pil.
Unutile opera di chiarimento in merito è quella fatta dalla Ragioneria generale dello Stato (Rgs) nella pubblicazione Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario, Rapporto n.10, riportata anche nel Rapporto 2008 del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale (NVSP). La Rgs confronta i dati di spesa pensionistica in rapporto al Pil secondo le diverse definizioni dellaggregato. Riporto per il 2006 i dati Rgs e per il 2007/8 il loro aggiornamento.
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2006 |
2007 |
2008 |
2009 |
2010 |
Istat - Le prestaz. pensionistiche |
15,1 |
15,1 |
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Relazione generale - Pensioni e rendite Istituzioni Pubbliche |
14,0 |
14,0 |
14,3 |
15,2* |
15,3* |
Eurostat Pension expenditure |
14,7 |
14,6 |
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Eurostat Funzioni old age e survivors |
15,5 |
15,6 |
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NVSP al lordo quota assistenziale |
13,56 |
13,55 |
13,84 |
14,81** |
14,93** |
NVSP al netto quota assistenziale |
11,48 |
11,49 |
11,77 |
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RGS |
13,9 |
14,0 |
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*Previsioni Rpp 2010 **Previsioni Nucleo
Le differenze dipendono in parte, minima, dai valori finanziari considerati (ratei di pensione effettivamente pagati nellanno o rateo di dicembre moltiplicato per 13), ma principalmente da contenuti diversi dellaggregato.
Le funzioni old age (anzianità) e survivors (reversibilità) includono, come è noto, il Tfr e le prestazioni di fine servizio nel pubblico impiego, che pesano 1,5 punti di Pil. La Rgs sottolinea come questo indicatore sia talvolta utilizzato impropriamente come indicatore di spesa pensionistica, eppure molti esperti continuano ad utilizzare questo dato per denunciare lalto livello della spesa pensionistica italiana..
Laltro indicatore Eurostat, Pension expenditure, non considera il Tfr, ma comprende, oltre alle prestazioni IVS (invalidità, vecchiaia, superstiti), le pensioni assistenziali (sociali, di guerra, invalidi civili), le pensioni indennitarie e le pensioni di benemerenza. Lindicatore dellIstat alle voci riportate in Pension expenditure aggiunge anche le indennità di accompagnamento. Nella voce pensioni e rendite della Relazione generale sono comprese le pensioni IVS e le rendite infortunistiche (INAIL e IPSAMA, listituto previdenziale dei marittimi). IL NVSP considera nel suo aggregato il sistema obbligatorio IVS, pubblico e privato, e vi aggiunge le pensioni erogate da alcuni fondi speciali Inps, dallEnpam e dallEnasarco. RGS, infine, considera linsieme delle pensioni IVS erogate dalle istituzioni pubbliche e le pensioni sociali (1).
I dati più attendibili in termini di spesa per pensioni sono senza dubbio quelli della Ragioneria e quelli del NVSP. La differenza tra i due dati deriva essenzialmente dal comprendere o meno le pensioni sociali.
Considerando i dati del Nucleo (è stato pubblicato lultimo rapporto, disponibile sul sito del ministero del Lavoro, relativo alla spesa pensionistica nel 2008) abbiamo un rapporto spesa /Pil pari nel 2008 al 13,8%. Il valore di questo rapporto nel tempo dipende da un lato dalla variazione del Pil, dallaltro dagli andamenti dello stock di pensioni che a sua volta dipende dalla variazione del numero delle pensioni e del loro valore medio. Fino al 1997 il rapporto spesa/Pil è cresciuto in modo sensibile passando dall11,5% del 1990 al 13,7% del 1997. Successivamente, per effetto delle diverse riforme, il rapporto spesa/Pil è risultato stabile attorno a valori del 13,5% con lievi scostamenti in più o in meno. Quello che ha contribuito a mantenere stabile il rapporto spesa/Pil è stata la riduzione del numero delle nuove pensioni per le modifiche successivamente introdotte nei requisiti per laccesso alle pensioni e leliminazione della doppia indicizzazione reale delle pensioni a partire dal 1993.
Questo contenimento del numero delle nuove pensioni è proseguito anche nel 2009, come testimoniano i dati Inps sulle pensioni di anzianità, e contrasta leffetto opposto prodotto dalla crescita degli importi medi di pensione che deriva dal fatto che le nuove pensioni hanno importi mediamente più elevati di quelle che cessano. Con la progressiva introduzione del sistema misto e del contributivo limporto delle nuove pensioni diminuirà determinando in futuro una diminuzione dello stock di pensioni e un miglioramento del rapporto spesa/Pil.
Nel 2008 questo rapporto è peggiorato salendo al 13,84% non per una particolare dinamica della spesa pensionistica, cresciuta come nellanno precedente, ma per la caduta del Pil, diminuito dell1% in termini reali. Anche il peggioramento del rapporto spesa/Pil nei prossimi anni indicato sia nelle previsioni Rpp 2010 sia nelle previsioni del Nucleo dipende dalla forte caduta del Pil nel 2009 e dalla sua limitata crescita nel 2010 e non da un particolare incremento della spesa pensionistica.
La spesa pensionistica rilevata dal Nucleo si riferisce, come detto, alla spesa IVS pubblica e privata, comprensiva cioè della spesa delle Casse privatizzate. Senza queste il valore del rapporto spesa/Pil scenderebbe al 13,61%.
A fronte di questo ammontare di spesa, pari a 214 miliardi di euro a carico degli enti pensionistici pubblici e, quindi, dello Stato vi sono tuttavia le entrate fiscali dello Stato e degli enti locali per le trattenute Irpef sulle pensioni. Secondo i bilanci Inps, Inpdap e Enpals nel 2008 si tratta di un ammontare complessivo pari a più di 32 miliardi di euro. Considerando la spesa al netto delle entrate fiscali da essa prodotta si passa ad un valore di 182 miliardi pari all11,5% del Pil. Tutte le volte che la Rgs calcola la maggiore spesa o il risparmio prodotto da una nuova norma in materia sociale lo fa in termini netti considerando gli effetti in termini di minoro/maggiori entrate fiscali. Lo stesso bisognerebbe fare in termini di spesa complessiva. Gli enti erogano prestazioni per 214 miliardi di euro, ma lo stato ne incassa 32 in termini di Irpef. Ai fini del bilancio pubblico quello che conta è la differenza tra le due voci.
Questo significa che il rapporto tra contributi e spesa pensionistica al netto Gias nellinsieme delle gestioni pubbliche è sensibilmente migliorato negli ultimi quindici anni passando dal 77,6% del 1994 al 97,5% del 2008. Come rileva la Rgs, il punto fondamentale nei prossimi anni ai fini della sostenibilità della spesa pensionistica non sta nei suoi andamenti, ma nella crescita del Pil. Rgs stima che il rapporto spesa/Pil rimarrà in equilibrio nel medio periodo con una crescita reale del Pil attorno all1,8% annuo. Il problema, pertanto, non è quello di intervenire sulla spesa pensionistica, ma quello di intervenire sui fattori capaci di far crescere maggiormente il paese.
Del resto gli spazi possibili di intervento sulla dinamica della spesa pensionistica sono ormai ridotti, a meno di voler intervenire non solo sulle regole di accesso, ma anche su quelle di calcolo delle pensioni o sullo stock delle pen