La sorte del PD riguarda tutti. Partendo dallimportanza che il dibattito precongressuale nel PD assume per tutto il paese, E&L intende contribuire a rendere chiaro il contenuto delle diverse posizioni che si confrontano su alcuni nodi si cui si appunta in particolare lattenzione, quanto meno agli occhi dei suoi lettori. Con questo spirito ha rivolto ai candidati alla segreteria del PD alcune domande. Ci sono giunte le risposte di Pier Luigi Bersani e di Ignazio Marino, che pubblichiamo separatamente.
E&L
- Se è vero che, per molti versi, siamo di fronte al peggiore governo di centro-destra nellUnione europea ma pur con questo il centro-sinistra incontra grandi difficoltà ad imporre una salda e credibile alternativa, la vittoria di Berlusconi ed alleati deve forse essere collocata in una visione storico-politica di medio- lungo periodo, o è fondamentalmente la conseguenza di una competizione gestita in modo "sfortunato" o "sbagliato"dal centrosinistra?.MARINO
- E indubbio che il centrosinistra italiano, come quello degli altri paesi europei, trova difficoltà a proporsi come alternativa alla destra. Sembra questo un fatto paradossale perché avviene proprio nel momento in cui il turbo-capitalismo è entrato in una crisi profondissima. La verità è che, mentre la destra in modo pragmatico, quanto spregiudicato, ha preso le distanze dal neoliberismo, la sinistra deve ancora fare i conti con leredità blairiana. Una posizione che ha vinto in quasi tutti i paesi europei a metà degli anni 90, ma lo ha fatto senza avere un punto di vista critico rispetto al processo di globalizzazione. Lassenza di questo punto di vista critico ha messo la sinistra in difficoltà proprio di fronte alla crisi, si è trovata cioè impreparata. Ciò premesso, sarebbe sbagliato collocare la vittoria di Berlusconi in un processo oggettivo, quasi necessitato. Ci sono state responsabilità soggettive dei leader del centrosinistra. Il modo con cui è stata gestita la questione del conflitto di interessi ha dellincredibile. Il centrosinistra aveva i numeri per regolarlo e non lo ha fatto. A questo si è aggiunto lestremo grado di litigiosità registrato nella coalizione di centrosinistra, soprattutto durante il secondo governo Prodi.MARINO - Avere a cuore la democrazia significa rimettere la questione meridionale al centro di un grande progetto di governo nazionale. Diciamolo chiaramente, anche sulla questione del "dualismo italiano" il centrosinistra ha responsabilità gravi. Nei primi anni del suo governo ha avuto idee e posizioni chiare. Ciampi era fortemente convinto che solo dal Sud può derivare una crescita duratura del paese e aveva ben chiaro il nesso tra la nuova fase delleconomia italiana, dopo lingresso nelleuro, e il rilancio del Mezzogiorno. E per questo che lanciò la cosiddetta Nuova Programmazione. Questa politica fu avversata, sia da chi riteneva che lo sviluppo potesse realizzarsi solo con gli incentivi fiscali, senza alcun intervento pubblico, sia da chi riteneva non opportuno investire risorse nel Sud perché convinto che lItalia potesse crescere solo al traino del Nord. Con la caduta del governo Prodi e lelezione di Ciampi al Quirinale, il nesso politico tra sviluppo del Sud e sviluppo del paese si è spezzato e da allora non si è più ricostituito. In assenza di una linea capace di affrontare il tema dellunità del paese, il centrosinistra ha poi finito, da una parte, in molti casi, col diventare subalterno allagenda leghista, e dallaltra ha finito col lasciare andare alla deriva i suoi gruppi dirigenti meridionali senza assumere alcuna iniziativa per rinnovare la classe dirigente meridionale del Partito, anche a fronte di clamorosi fallimenti e di gravi fatti di malcostume.
Che fare allora? LAgenzia per il Mezzogiorno di Berlusconi non serve. Essa presuppone un Sud indifferenziato tutto depresso, che non cè più. Non cè bisogno di una nuova cabina di coordinamento: cè il Cipe che è stato trasferito presso la presidenza del Consiglio. Gran parte degli interventi infrastrutturali (a partire dallAnas e dalle Ferrovie) devono essere ricondotti alla logica dellordinarietà. Occorre invece concentrare gli investimenti sulla ricerca e sul capitale umano perché in uneconomia aperta (in cui tutte le aziende possono andare in paesi dove il lavoro costa molto meno) non ha senso parlare di incentivi e gabbie salariali. Per il Mezzogiorno ci vogliono più beni pubblici, più Stato di qualità, istituzioni più efficienti. La fase applicativa della legge sul federalismo fiscale può costituire unimportante occasione in tal senso. Lobiettivo però, non deve essere quello di sottrarre risorse al Sud, ma di incentivare al Sud come al Centro e al Nord lefficienza nelluso delle risorse pubbliche. Vanno perciò premiate le amministrazioni efficienti e punite quelle inefficienti con commissariamenti per chi ha fallito e prodotto dissesti.
E&L
- LItalia continua a mancare di un sistema universalistico di protezione sociale. Il nostro sistema si fonda su un impianto lavoristico che, tra laltro, non tiene conto dei profondi cambiamenti nel mercato del lavoro: il lavoro cosiddetto atipico ne risulta doppiamente penalizzato, in termini di precarietà e di protezione sociale. La realizzazione di un sistema adeguato di "ammortizzatori sociali", per quanto continuamente evocato, è rimasto disatteso sotto tutti i diversi governi che si sono succeduti. Al contrario, è continuamente riproposta la questione delle pensioni che è lunica ad avere avuto una soluzione strutturale con il passaggio al sistema contributivo e la flessibilità delletà del pensionamento, mentre letà media effettiva del pensionamento si è progressivamente assestata sui livelli medi europei. Il problema non risolto è piuttosto quello dei lavoratori per i quali è prevista una minore contribuzione con una prospettiva di pensione del tutto insufficiente. Il costo del sistema di protezione sociale in Italia rimane significativamente al di sotto dei grandi paesi con i quali ci confrontiamo, come la Francia e la Germania. Pur in presenza, delle difficoltà connesse allindebitamento pubblico, è la stessa crisi che rafforza lesigenza di un compiuto progetto di adeguamento del sistema di protezione sociale. Secondo lei quali possono essere le iniziative capaci di rendere questo problema una priorità dellagenda politica sia a breve che a medio termine?MARINO
- Quello del welfare è un campo cruciale che determina profondamente il tipo di società in cui vivere. Un campo vasto, tuttaltro che circoscritto al pur prevalente settore previdenziale, che incorpora una serie di altri settori (sanità, assistenza, servizi alla persona, politiche abitative) e che, se inteso come fattore di formazione del capitale sociale include anche le politiche scolastiche e formative e i servizi dellimpiego. Un campo ormai contrassegnato da una forte e crescente articolazione istituzionale delle responsabilità di decisione, programmazione, spesa, organizzazione e gestione dei servizi (allocati fra Stato centrale, regioni, comuni, zone sociali e province) e delle funzioni di progettazione e erogazione degli interventi e dei servizi (mix pubblico-privato). Un campo, per finire, in cui si determinano i gradi di giustizia, sicurezza ed equità sociale disponibili in un paese; nel suo complesso e per i vari segmenti di popolazione.La qualità sociale - del convivere - dipende largamente dalla presenza, appropriatezza ed efficacia di misure di protezione e di promozione sociale capaci di attuare, almeno in parte, condizioni di libertà sostanziale del lavoro e della cittadinanza. La disponibilità di servizi e di beni pubblici contribuisce infatti alla redistribuzione della ricchezza nazionale e a creare condizioni di maggiore parità nellaccesso al benessere.
In questo contesto è una priorità assoluta quella di realizzare un adeguato sistema di ammortizzatori sociali. Per quanto riguarda le pensioni, credo che una forza politica responsabile non possa evitare di fare i conti con laumento, destinato ancora ad incrementarsi, delle aspettative di vita. Non basta però agire soltanto sulletà legale di pensionamento: per innalzare letà di fatto occorrono politiche per linvecchiamento attivo di tipo scandinavo (formazione permanente, pensione parziale per chi lavora a part-time, ecc.). Cè poi la questione delle donne: non penso che si possa continuare a surrogare lassenza di servizi per linfanzia e per la non autosufficienza degli anziani, con unetà di pensionamento più bassa. Una politica di sviluppo dei servizi non aumenterebbe soltanto loccupazione di uomini e donne in questi settori, ma sarebbe in grado di innalzare il tasso di attività delle donne che resta tra i più bassi dEuropa. Sarebbe questo un vero investimento per rendere il nostro paese più civile e innalzare il Pil potenziale.
E&L
- Altra grande questione è quella delle diseguaglianze. In Europa siamo il paese con le maggiori diseguaglianze di reddito e in compenso anche quello con la minore mobilità sociale. Questa contraddizione è rafforzata dallinnovazione silenziosa che comporta una minore regolazione per chi sta in alto nella scala sociale e meno diritti per chi sta in basso. Anche per questa via la società viene, di fatto, ingessata. A pagarne le spese sono soprattutto i giovani. Non a caso i tassi di attività e i tassi di occupazione per i giovani sotto i 30 anni in Italia sono tra i più bassi dellEuropa. Il fatto è che le "nuove leve" italiane sono sensibilmente svantaggiate rispetto ai loro coetanei, non tanto sotto il profilo del benessere economico (al quale bene o male provvede la famiglia) ma sotto quello ben più rilevante dellapprendimento, della conoscenza, dellautonomia. Nella ricerca, nellinsegnamento universitario, nelle libere professioni, è difficile entrare. Se non (assai spesso) per raccomandazione e cooptazione. Per questo molti brillanti giovani neolaureati preferiscono andare allestero. Il paese invecchia, non solo per il basso tasso di natalità, ma anche perché inossidabili corporazioni gerontocratiche presidiano inesorabilmente ogni possibilità di accesso. E un paese che invecchia non può certo avere un radioso futuro. A suo giudizio come, con quali misure, si può avviare una prospettiva diversa?MARINO
- Il tema della diseguaglianza è un tema centrale, non soltanto per motivi sociali, ma anche per il funzionamento efficiente della nostra economia. LItalia è tra i paesi più ineguali: occorrono politiche pubbliche capaci di invertire questa tendenza. La questione della mobilità sociale è cruciale. Nel nostro paese va introdotta la cultura del merito, per far ciò occorrono sistemi di valutazione e di verifica in grado di funzionare correttamente in tutti i settori. Per innescare questo processo virtuoso vanno innanzitutto ridefinite le modalità con cui vengono selezionate le persone che ricoprono ruoli di responsabilità: parlo dei vertici delle aziende pubbliche, degli ospedali, delle Pubbliche Amministrazioni. La classe dirigente del paese deve essere scelta esclusivamente in base alla formazione, alla competenza, al merito. Bisogna dire basta alle raccomandazioni e alle ingerenze della politica e proprio dalla politica deve partire il buon esempio: bisogna ridare agli elettori la possibilità di scegliere i propri rappresentanti e di valutarli. Vogliamo unItalia che utilizzi al massimo le capacità dei propri cittadini, dando loro la possibilità di esprimere al meglio le proprie potenzialità, per far questo occorre che le nostre università siano organizzate, valutate e finanziate alla stregua dei migliori atenei del mondo; soltanto così i nostri ricercatori potranno lavorare e studiare in Italia senza dover necessariamente andare allestero.E&L
- Infine, tra le questioni aperte, cè il problema della ricerca di unetica comunitaria condivisibile da uomini e donne, nel pluralismo di fedi e culture. Condivide la convinzione che questa ricerca sia necessaria per dare fondamento alla democrazia politica e che unetica condivisa non possa che nascere dalla dialettica delle diverse posizioni e dalla ricerca delle migliori soluzioni possibili per la convivenza sociale, attraverso una mediazione da attuarsi nel rispetto reciproco? Non le sembra che sia contraddetta da rigidi schieramenti confessionali ma anche dalle posizioni che negano in radice la capacità di generare e possedere unetica? Come pensa che il PD debba affrontare le posizioni di chi tende a rifiutare che valori e convinzioni siano relativi a chi li professa e che, di conseguenza, non possano essere imposti gli altri?MARINO
- Uno Stato democratico non impone alcuna scelta individuale, ma difende ogni religione, ogni credo, ogni opinione politica o ideologica, nei limiti in cui esse non contrastino con i principi di uguaglianza sostanziale e inclusiva della democrazia. Lo Stato laico deve sempre proteggere i diritti civili con norme rispettose degli orientamenti e della libertà di ciascuno. Deve assicurare diritti uguali per tutti, siano essi gli ammalati, le donne, i bambini, le coppie di fatto, gli omosessuali, chiunque altro. La laicità io la vedo innanzitutto come un metodo. Laicità per me significa affrontare ogni questione con rigore, nellinteresse generale e non di una parte sola. Significa porsi nel dibattito non pensando di possedere la verità. Significa saper ascoltare le ragioni altrui e avere lumiltà e lintelligenza di confrontarsi con chi la pensa nella maniera opposta. Laicità significa anche che quando si chiude il dibattito democratico e si prende una decisione, anche attraverso una votazione quando è necessario, la si accetti tutti; nel caso delle decisioni prese allinterno del Partito Democratico, si tratta poi non soltanto di sentirsi vincolati, ma anche di sostenerle con lealtà.