La bufala delle tasse che calano

Il presidente Renzi continua a ripetere che il governo ha ridotto le tasse, ma i numeri del dopo-manovra - che nei documenti ufficiali ancora non ci sono - raccontano un'altra storia: nel 2016 pagheremo di più e nei due anni successivi ci saranno altri aumenti

Non c'è ormai un solo discorso del nostro presidente del Consiglio in cui il medesimo non ripeta con orgoglio che per la prima volta sono state tagliate le tasse. Peccato che non sia vero: la cifra delle entrate aumenta nel 2016 e continua a salire anche negli anni successivi. Solo che quelle cifre nei documenti ufficiali di bilancio non ci sono, perché non ne è stato diffuso uno che riporti i numeri corretti per tener conto degli interventi della Legge di stabilità: bisogna ricavarseli pescando tra l'uno e l'altro dei vari documenti di bilancio, e non è un'impresa alla portata di tutti.

L'ha compiuta, questa impresa, Francesco Daveri, economista della Bocconi, e ne ha tratto un articolo per lavoce.info. Le entrate totali passeranno dai 788,7 miliardi del 2015 ai 799,3 del 2016, e poi a 820 e 845 nei due anni successivi. E allora dove sta il taglio? Sta nell'empireo di ciò che poteva essere e non è stato. In altre parole, senza questa Legge di stabilità le entrate sarebbero aumentate ancora di più, soprattutto perché sarebbero scattate le clausole di salvaguardia (aumento dell'Iva, delle accise, eliminazioni di agevolazioni fiscali) che erano state inserite nelle manovre precedenti. Si tratta di somme molto rilevanti, come si può vedere da questa tabella del sito nens.it:


L'ammontare complessivo delle clausole era di ben 72 miliardi. La Legge di stabilità ne ha cancellati 37,3, riducendo a 2 miliardi quella a valere sul 2016 (dunque, sottolinea l'analisi di Nens, non eliminando tutto ciò che era relativo a quest'anno). Per i rimanenti 34,6 miliardi si dovrà trovare la soluzione nei prossimi anni.

Ma torniamo al nostro problema. Per appurare a quanto ammonteranno le entrate complessive del 2016 Daveri ha preso come base la Nota tecnico-illustrativa al disegno di legge di stabilità 2016.




Ha poi sottratto sia le riduzioni fiscali previste dalla manovra, queste:



E infine gli sgravi Ires che nel 2016 non ci saranno, ma sono previsti nei due anni successivi.


Come si vede, sono state ridotte le tasse virtuali, ma quelle reali invece aumentano, di oltre 10 miliardi, e nei due anni successivi di altri 20 e poi altri 25. Nel 2016 e negli anni successivi pagheremo comunque più tasse che nel 2015, e non di meno. Resta solo da esprimere un certo stupore che per capirlo si debbe ricorrere alle elaborazioni di un economista, perché nei documenti ufficiali attualmente disponibili quelle cifre non ci sono.

A spigolare tra i documenti di bilancio si notano poi anche altri numeri e previsioni quanto meno discutibili. La pressione fiscale, per esempio, è data in lieve diminuzione dal 43,7% di quest'anno al 43,1 del prossimo. Ma questi numeri si ottengono mettendo in rapporto gli introiti di tasse e contributi con il Pil, e la stima di crescita di quest'ultimo è all'1,6%: se crescerà meno, la pressione fiscale aumenterà per un fatto puramente aritmetico, e l'Ocse vede la nostra crescita all'1,4, il Fondo monetario all'1,3. Senza contare che il ministro Padoan si aspetta un modesto contributo alla crescita anche dalle esportazioni nette, ma anche questo è problematico. Cina e paesi emergenti stanno rallentando, l'Europa dei "conti a posto" rimane inchiodata a uno stitico uno-virgola: possiamo pensare che l'America e il Giappone (che pure ha i suoi guai) trascinino tutto il mondo? Quest'anno il Fondo monetario ha ribassato ben tre volte le previsioni sulla crescita del commercio mondiale, che ora stima appena sopra il 4%; le nostre previsioni sono invece al 4,5 e addirittura al 5,2 per il '17 e il '18.

Ci fermiamo qui, pensando di esserci già meritati l'appellativo di "gufo" che Matteo Renzi distribuisce senza risparmio. Epperò, secondo la tradizione, il gufo è anche simbolo di grande saggezza.

Venerdì, 1. Gennaio 2016
 

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