Otto referendum e un paradosso

Tra pochi giorni la scadenza per la raccolta delle firme. Sono tutti temi che riguardano battaglie della sinistra, ma pochi si sono mobilitati. Un pessimo auspicio per la prospettiva di un nuovo soggetto politico in grado di raccogliere tutta l'area progressista

Mancano ormai pochi giorni alla scadenza della raccolta firme per gli 8 referendum proposti da Possibile, il movimento fondato da Pippo Civati dopo il suo abbandono del Pd. Le firme devono essere consegnate alla Corte di Cassazione entro il 30 settembre per poter votare nel maggio prossimo, altrimenti si andrebbe al 2017. Due quesiti per ognuno di quattro temi sensibili: lavoro, ambiente, riforma elettorale, scuola. Per sapere con più precisione quali sono i quesiti e che cosa si vuole ottenere basta andare sul sito allestito per questo scopo. Si tratta comunque di temi su cui tutte le varie componenti della sinistra, comprese quelle rimaste nel Pd, hanno fatto grandi battaglie dentro e fuori dal Parlamento, in qualche caso anche annunciando l'intenzione di proporre referendum abrogativi.

L'aspetto singolare è che, ora che i referendum sono stati promossi, non c'è affatto una corsa a sottoscriverli da parte di questi pezzi della sinistra. La campagna per le firme è sostenuta da un buon numero di associazioni della società civile e da singoli esponenti politici (il 5Stelle Di Battista, il sindaco di Parma Pizzarotti, il verde Bonelli, per fare qualche esempio), ma mancano all'appello quelli che ci si sarebbe aspettati di trovare: dalla Cgil (che di referendum sul Jobs act ha parlato per prima) a Landini (idem), dalla sinistra Dem a Fassina a Cofferati. Neanche Sel aderisce (ufficialmente, anche se molti dei suoi militanti si sono attivati con convinzione), e forse la spiegazione è in una recente intervista di Vendola a Repubblica, in cui annunciava che alle prossime elezioni amministrative il suo partito si sarebbe alleato con il Pd ovunque fosse possibile. Se si ha questa intenzione, difficile gettarsi in una battaglia contro tutti gli ultimi provvedimenti importanti che il Pd ha fatto passare, non sarebbe un buon viatico per l'alleanza.

E gli altri? Gli altri, va detto, non erano d'accordo fin dall'inizio con l'iniziativa. Qualcuno riteneva che i tempi fossero troppo stretti, con l'estate di mezzo; qualcun altro non condivide del tutto la formulazione di questo o quel quesito (ma Civati aveva invitato tutti a contribuire alla stesura e concordarla). E poi, forse la cosa che pesa di più.

Tutto ciò che si muove a sinistra del Pd - a parte la Coalizione sociale di Landini, che ha ripetuto più volte che il suo non è un movimento politico) sa bene che alle prossime politiche, per avere qualche speranza di entrare in Parlamento, dovrà presentarsi unita. Ma senza dare l'impressione di essere una sommatoria di gruppetti, tipo la Sinistra Arcobaleno che infatti ottenne solo un flop. Lo sanno tutti, ma questo non impedisce a ognuno dei protagonisti di continuare a fare quelle che le sinistre hanno più volte dimostrato di saper fare meglio: marciare in ordine sparso. Manca uno Tsipras o un Iglesias (il leader di Podemos), cioè una personalità di cui sia riconosciuta la leadership e che sia il fulcro della costituzione del nuovo soggetto politico. E allora, questi sono probabilmente visti come "i referendum di Civati" e impegnarsi per farli riuscire potrebbe avere l'effetto di conferire a Civati l'investitura di leader. Hai voluto fare di testa tua? E allora cavatela da solo...

Quello della leadership è sicuramente un problema importante e delicato, e in questa vicenda ognuno ha le sue ragioni. Ma resta il fatto che oggi c'è in piedi un'iniziativa per abolire aspetti delle ultime leggi approvate. Dell'Italicum a sinistra si è detto - e tuttora si dice - tutto il male possibile. I quesiti puntano ad eliminarlo. La "Buona scuola" ha sollevato ondate di proteste: due dei quesiti riguardano questa legge. Il "Decreto-sviluppo" e lo "Sblocca-Italia" permettono trivellazioni sottocosta dovunque e di by-passare praticamente tutte le norme a protezione dell'ambiente, e su questo vertono altri due quesiti; gli ultimi due sono sul Jobs act, e non serve spenderci molte parole. Tutte battaglie che hanno visto la concorde opposizione dell'area che va dalla sinistra Dem in poi. Battaglie su questioni reali. Possibile che siano più importanti i rapporti con Civati?

Sul dettaglio dei quesiti si può essere più o meno d'accordo. Ma si sa che i referendum servono per far emergere un orientamento, i dettagli poco rilevano. Come quello sull'"acqua pubblica": nessuno aveva pensato di privatizzare l'acqua, ma solo la sua gestione. Ma per la posta in gioco non faceva molta differenza.

Oggi, per i prossimi dieci giorni, c'è la possibilità di fare qualcosa contro quelle norme che si detto di aborrire. Per chi è contro di esse dovrebbe essere questo l'aspetto principale, e il resto passare in secondo piano. Se invece prevarrano le valutazioni dei rapporti di forza interni all'area della sinistra, sarà un segnale che difficilmente potrà nascere anche in Italia una forza come Syriza o come Podemos. E allora non moriremo democristiani, come si diceva una volta, ma molto probabilmente moriremo renziani.

Venerdì, 18. Settembre 2015
 

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