Immigrati, come aumentare i rimpatri volontari

Prima della legge Bossi-Fini che non aveva maturato la pensione poteva riprendersi i soldi versati all'Inps e con quelli molti tornavano in patria e iniziavano un'attività. Un metodo meno costoso dei rimpatri forzati e utile anche come aiuto allo sviluppo

Si parla di mobilitare super aerei per il rimpatrio di immigrati irregolari. Renzi spiega che “la sinistra non deve avere paura del concetto di rimpatrio. Per chi arriva in Italia senza titolo le procedure di rimpatrio devono essere velocizzate.” Mi pare ragionevole. Tuttavia va risolto il problema di conoscere, se non la loro identità, perlomeno il paese di origine e va pure risolto quello di una “scorta” adeguata per coloro che non saranno felici per l’esito del loro viaggio.

Ci sarebbe un modo per rendere la cosa più agevole. Riguarderebbe i regolari, ma potrebbe facilitare un certo turnover con coloro che arrivano nelle maniere discutibili che si conoscono.

Il modo è mettergli in tasca i soldi che hanno versato all’Inps negli anni del loro lavoro in Italia. Cioè tornare alla regola preesistente alla Bossi-Fini (Legge 189/2002). Ai comunitari promettiamo una pensione a delle età che già sono un problema per gli italiani. Loro campano di meno e, quindi, spesso è un miraggio. Per gli extra comunitari, anche a causa del fatto che non si fanno le convenzioni con i paesi di origine come, invece, è avvenuto per i nostri emigranti, l’unica soluzione per non farsi fregare è rimanere qui fino alla maturazione del diritto alla pensione Inps. In talune comunità di più antico insediamento (come i filippini) cominciano a esserci persone che maturano il diritto alla pensione e restano qui anche se loro desiderio potrebbe essere quello di tornare al paese di origine. Quindi gli daremo anche il servizio sanitario, l’assistenza (compresa eventuale indennità di accompagnamento) per eventuali ricongiungimenti e la scuola per i bambini. E ci detesteranno come ognuno di noi detesta chi ci frega il portafoglio.

Prima della Bossi-Fini si era osservato un fenomeno di persone che dopo aver lavorato per dieci e più anni in Italia e avere imparato un lavoro, tornando a casa con il gruzzolo accantonato all’Inps, aprivano una attività nel paese di origine. Può essere una leva di sviluppo per quei paesi più di molti altri soldi che buttiamo dalla finestra sotto forma di aiuti allo sviluppo. Ma la nostra “astuzia” li spinge a rimanere qui e portarsi tutta la famiglia.

Un’altra nostra furbizia riguarda il fenomeno badanti. Quelle che lavorano in nero sono almeno mezzo milione. Neppure Salvini solleva problemi; fanno troppo comodo. Ma è possibile che si possa seguitare con questa ipocrisia?

Giovedì, 9. Luglio 2015
 

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