Fassina e la sinistra del terzo millennio

“Lavoro e libertà” è un libro-intervista che spazia dalla definizione di una strategia progressista all’analisi della situazione attuale e alle proposte per vincere la crisi, per spingersi poi a delineare le idee per il futuro

Questa non è una semplice crisi, sia pure la più grave da molte generazioni, ma una svolta storica che segna una discontinuità con il passato: riconoscere questo fatto è la premessa per poter individuare strategie adeguate, che un solo paese non può essere in grado di portare avanti. Ma le strategie, come le riforme, non sono neutrali: possono essere progressiste o andare solo a vantaggio di pochi. La sinistra ha sempre combattuto per le prime, ma oggi sembra aver smarrito la sua capacità di proporre un’alternativa per una società migliore.

 
E’ quello che si propone di fare, partendo da queste premesse, Stefano Fassina, economista, deputato, uno degli esponenti di maggior rilievo della sinistra Pd, con “Lavoro e libertà”, un libro-intervista, curato da Roberto Bertoni e Andrea Costi, che non solo delinea i valori di base che dovrebbe avere una sinistra moderna, ma affronta anche tutti gli argomenti di attualità nel dibattito politico ed economico, dalle privatizzazioni annunciate alla spending review, dalla prossima Legge di stabilità alle riforme istituzionali. Ma anche quando parla di problemi che si trovano sulle pagine dei quotidiani lo fa inquadrandoli in una visione complessiva, inserendoli in una sorta di manifesto che potrebbe essere il programma di un Pd non renziano.
 
“Un libro di battaglia culturale e politica”, l’ha definito Fassina, per proporre un nuovo paradigma da contrapporre a quello dominante da quarant’anni e che gran parte delle forze di sinistra, con la “terza via” di Clinton e Blair, ha di fatto accettato.
 
Il titolo richiama quello di un saggio di Bruno Trentin, ma il lavoro era al centro anche del libro pubblicato da Fassina l’anno scorso (“Il lavoro prima di tutto”, Donzelli). “Non riesco a declinare i princìpi di  uguaglianza e libertà se non parto dal lavoro”. Che non è solo un bisogno, osserva l’autore citando un saggio di Ernesto Longobardi (in “Quale crescita”, a cura di Anna Pettini e Andrea Ventura, L’asino d’oro, 2014), ma qualcosa di più, un’esigenza, “cioè quella dimensione di realizzazione di sé nel rapporto con l’altro, nel rapporto con la costruzione della propria comunità, con la costruzione di un’opera utile alla collettività che è un concetto assai diverso dal semplice bisogno economico individuale”.
 
Il lavoro, dunque, in tutte le sue forme, dipendente come autonomo, “senza disconoscere le asimmetrie di potere tra i diversi soggetti della produzione e le divergenze tra gli interessi in campo. Tra chi vende la sua forza lavoro e chi organizza la produzione rimangono, nonostante tutti i “post” possibili, asimmetrie di potere e divergenze di interesse”. In altre parole, il conflitto non dev’essere certo una guerra, ma sbaglia chi sostiene che possa o debba essere eliminato.

Quello che Fassina delinea è un “umanesimo laburista”, un terreno su cui possono incontrarsi la tradizione socialdemocratica e la cultura cattolica, specie visti gli ultimi sviluppi della dottrina sociale, con la “Caritas in veritate” di Benedetto XVI e l’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” di papa Francesco.

 
La situazione europea occupa naturalmente un posto importante nell’analisi. L’euro non è il colpevole, ma per come è stato usato ha aggravato le difficoltà. Continuando con le attuali politiche il disastro è inevitabile, e non è lontano: per evitarlo la cosa più urgente è il rilancio della domanda, con investimenti finanziati da project bond, e una politica monetaria più aggressiva, ma anche la ristrutturazione dei debiti appare inevitabile. Tra i progetti che sono stati elaborati si potrebbe adottare per esempio il “Padre” (Pierre Pâris e Charles Wyplosz, The Padre plain: Politically Acceptable Debt Restructuring in the Eurozone), che garantirebbe anche i creditori e non prevede trasferimenti di risorse tra Stati, ma dovrebbe superare gli inevitabili veti della Bundesbank.
 
L’intervista guarda anche al di là della situazione contingente: in “dieci idee per il futuro” si traccia una strategia per uno sviluppo sostenibile e una riduzione delle diseguaglianze, che non è solo un problema di equità, ma una necessità per un miglior funzionamento dell’economia. Il libro si chiude con una postfazione di Martin Schultz, il socialdemocratico tedesco presidente del Parlamento europeo.
 
Una critica frequente dei moderati è che la sinistra non è capace di proporre altro che vecchie ricette del secolo scorso. Non è vero, e questo libro prova che le idee ci sono, e poggiano su basi assai più solide di quelle del pensiero ancora dominante che ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza nel non aver né previsto, né evitato e né gestito decentemente questa crisi. Quello che manca è la volontà politica di un numero di persone sufficiente ad imporre una svolta, senza di che continueremo ad arretrare sia sul piano sociale che su quello economico per molti anni a venire.

 

Lavoro e libertà - La sinistra nella grande transizione

Intervista a Stefano Fassina a cura di Roberto Bertoni e Andrea Costi

Posfazione di Martin Schultz

Ed. Imprimatur 2014

pp. 110 - € 9,50 - acquisto on line € 8,08
Lunedì, 28. Luglio 2014
 

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